Dirigere La SCUOLA N.6/2022
La scuola “forzata” al cambiamento
Editoriale a cura di Vittorio Venuti
D’improvviso, almeno ai più, sulla scuola sono precipitati gli articoli dal 44 al 46 del decreto 30 aprile 2022 n. 36 (Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza) “apparecchiati” per incidere fortemente sul sistema d’istruzione con la riscrittura in parte del DL 59/2017. Gli articoli succitati riguardano: art. 44 “Formazione iniziale e continua dei docenti delle scuole secondarie”; art. 45 “Valorizzazione del personale docente”; art. 46 “Perfezionamento della semplificazione della procedura di reclutamento degli insegnanti”, ancora una volta reiterando l’usuale ricorso al “non maggior onere” per l’Amministrazione, quindi non investimenti ma tagli. Peraltro si evidenzia chiaramente una invasione di campo laddove il decreto contempla aspetti che risultano di esclusiva pertinenza del CCNL. In aggiunta, sarebbe interessante capire su quali basi si possa determinare una differenza sostanziale tra le ore (15) di formazione previste per i docenti della scuola primaria e dell’infanzia e le ore (30) previste per i docenti della secondaria. E che dire della ventilata costituzione di una “Scuola di alta formazione” che dovrebbe formalizzarsi con una struttura interna che: promuove e coordina la formazione in servizio dei docenti di ruolo; dirige e indirizza le attività formative dei Dirigenti Scolastici, dei DSGA, del personale amministrativo, tecnico e ausiliario; che assolve le funzioni correlate al sistema di incentivo alla formazione continua degli insegnanti? Un altro Ente dotato di autonomia amministrativa e contabile, che può contare su un presidente, un comitati di indirizzo e su un comitato Scientifico Internazionale!? In questo caso, comunque, si prevede un costo non indifferente.
A sconvolgere, però, non è neanche tutto questo, modalità che non ci sorprende, e non è, purtroppo, neanche il fatto che, ancora una volta, una questione di così forte rilievo venga definita per Decreto legge senza alcun confronto con il mondo della scuola; è, piuttosto, il dover constatare che il metodo con cui si esercita il dicastero si conferma poco accorto e, soprattutto, disposto all’improvvisazione, evidenziando scarsa disponibilità al confronto e alla concertazione, quindi proponendo un percorso che affronta nodi cruciali del sistema d’istruzione sulla base di una “riflessione” che non dimostra di sostenersi su una visione organica ed armonica dell’intero impianto d’istruzione a partire dal suo stesso significato e dalla rispondenza che deve avere oggi per gli studenti di oggi.
C’è da chiedersi quale sia, per il MI, il collegamento tra il Centro e la periferia, quanto si tenga conto della base, in che modo si voglia perseguire una scuola di qualità lasciando inalterati parametri che di fatto la impediscono; come si voglia valorizzare economicamente e socialmente il personale docente e amministrativo se, per contro, si continua ad assillarlo con impegni burocratici che ne appesantiscono la professionalità anche ampliando la disponibilità oraria, e non si provvede a pianificare riconoscimenti certi e duraturi.
Abbastanza perplessi lascia l’art. 46 sulla procedura di reclutamento degli insegnanti, Non emergono indicazioni che si sia fatta una debita riflessione sulle modalità seguite fino ad ora, sul modo in cui sono stati predisposti i quiz a risposta multipla, certamente senza criteri e senza una evidente modalità tecnica di elaborazione. La perplessità aumenta nel leggere che “La redazione dei quesiti della prova scritta di cui al comma 10, anche a titolo oneroso, è assegnata a una o più università. È altresì istituita con decreto del Ministero dell’istruzione, da emanarsi entro il 10 giugno 2022, una commissione di elevata qualificazione scientifica e professionale che, anche sulla base delle evidenze desunte dalla prima applicazione della riforma delle procedure di reclutamento di cui al presente articolo, propone al Ministero dell’istruzione l’adozione di linee guida sulla metodologia di redazione dei quesiti affinché questi consentano di accertare le concrete competenze tecniche e metodologiche necessarie all’insegnamento, oltre che una solida preparazione disciplinare dei candidati. Ai componenti della Commissione non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi spese o altri emolumenti comunque denominati”.
Non andiamo oltre nella disamina del decreto, perché non è questo lo scopo che ci si propone. A leggere il tutto, però, appare difficile comprendere a quale tipo di insegnante si stia pensando e quale scuola si voglia concretamente definire.
Siamo forse al De profundis dell’autonomia delle istituzioni scolastiche (art. 6 D.P.R. 275/99)?
Panoramica degli articoli di questo:
Michela Lella riflette significativamente su “Il potere dell’equilibrio” quale virtù gestionale propria del dirigente scolastico, il cui ruolo si è ancor più evoluto caricandosi di sempre più responsabilità; funzioni e attività conosciute esclusivamente dai capi d’istituto, non riconducibili ai poteri attribuitigli dalla norma e che si possono immaginare strettamente connesse alla personalità del leader. Si configura, dunque, una nuova identità dirigenziale, che utilizza il potere dell’equilibrio per orientare, motivare, incoraggiare prendendosi essenzialmente cura della verità che emerge dall’analisi della realtà.
Vittorio Trifoglio tratta de “La gestione della GPU nelle procedure di acquisizione di beni e servizi nei progetti PON”, con lo scopo di guidare il lettore nel percorso di documentazione presente in GPU, la cui sezione è stata strutturata per adattarsi in maniera flessibile alle esigenze specifiche del processo.
Angelo Muratore propone “Assestamento del Programma Annuale”, ricordando che tale operazione si dovrà compiere entro il 30 giugno 2022. Entro tale data, infatti, i Consigli di istituto dovranno esprimersi, con apposita delibera di assestamento, sullo stato di attuazione del programma annuale e sulle modifiche che si rendono eventualmente necessarie. L’articolo è corredato da una serie di schemi, che descrivono analiticamente il procedimento di verifica che le istituzioni scolastiche possono adattare alle loro specifiche esigenze.
“Il diritto di accesso ai propri dati personali. Le Linee Guida dell’EDPB” è l’argomento sul quale Anna Armone invita alla riflessione. Il 19 Gennaio 2022 l’European Data Protection Board ha adottato, in sessione plenaria, le Linee Guida in materia di accesso ai dati personali, che ribadiscono una serie di concetti già esplicitati nel Regolamento UE 2016/679, rispondono e chiariscono problematiche ricorrenti e forniscono indicazioni pratiche. Pur senza contenere novità dirompenti rispetto all’attuale regolazione, le Linee Guida trattano un’ampia serie di interrogativi essenziali relativi al diritto di accesso come disciplinato nel GDPR.
Giacomo Mondelli espone il passaggio “Dalle criticità della pandemia a una scuola migliore”, ponendo l’importanza di progettare a maglie larghe e flessibili, in linea con i processi di conoscenza e di apprendimento. L’adozione di una simile impostazione consente, infatti, di disegnare strutture progettuali e organizzative di riferimento di ampio respiro e, quindi, potenzialmente adeguate a consentire ai docenti l’individuazione, la scelta e la messa in atto delle strategie, delle procedure e delle pratiche di azione formativa e didattica più opportune a promuovere con (più) efficacia i processi di insegnamento e di apprendimento. Per questa stessa ragione, concretamente, la misura iniziale da attuare operativamente deve essere quella di tenere aperte le varie attività di progettazione durante tutto il tempo dell’annualità scolastica.
Pier Paolo Cairo, funzionario Project Manager dell’USR Emilia Romagna, espone, in “Valutare e migliorare l’Educazione Civica”, la sperimentazione che l’Ufficio scolastico di Modena ha avviato in settori come l’Educazione civica e i Percorsi per le competenze trasversali e per l’Orientamento (PCTO), nei quali l’azione formativa della scuola deve aiutare i giovani ad orientare le loro scelte di vita e professionali, nonché ad affrontare i problemi della civiltà attuale e dello Sviluppo sostenibile, richiamati dall’Agenda 2030 dell’ONU e dal Piano “RiGenerazione Scuola” del Ministero dell’Istruzione. Si tratta di una sperimentazione di alto profilo innovativo, che si è inserita nello scenario inedito determinato dalla brusca interruzione della scuola in presenza e che ha permesso comunque di delineare il quadro dei percorsi di Educazione civica realizzati, o predisposti, da un significativo campione di scuole. Il progetto in tercetta nuove prospettive per i PCTO, investendo la scuola di nuove opportunità educative e formative.
La questione del middle management è argomento che, per quanto se ne riconosca l’indispensabilità, continua ad essere tenuto in disparte. Laura Bertocchi lo riprende con una lucida ed attenta riflessione, ancora una volta rimarcandone l’importanza e l’urgenza in “Figure di sistema e middle management”, auspicandone la definizione normativa chiara del profilo, dei compiti e delle competenze. Ciò consentirebbe l’organizzazione di percorsi di formazione adeguati, la definizione di criteri di valutazione dell’operato e ridurrebbe l’aleatorietà dirigenziale nell’individuazione di uno staff di supporto al quale, peraltro, il riconoscimento normativo garantirebbe infine la possibilità di un’opportuna identificazione delle figure da destinare a determinati compiti.
Annalisa Frigenti prende spunto da un tragico fatto di cronaca (ragazzo venticinquenne che uccide a sangue freddo e in tempi differenti entrambi i genitori, per poter ottenere l’eredità e comprarsi casa, stanco di un lavoro mai completamente cominciato), dalle suggestioni derivanti dal libro di Galimberti sul nichilismo giovanile e dalla visione di una fortunata serie televisiva per proporre una opportuna riflessione sull’importanza che la scuola tenga più conto delle difficoltà emotive che caratterizzano gran parte degli studenti introducendo percorsi di educazione all’emotività: “Da ‘DOC nelle tue mani’ all’alfabetizzazione all’emotività: qualche proposta”.
Rossella De Luca riprende gli “Orientamenti Interculturali”, di recente emanazione da parte del Ministero dell’Istruzione, al fine di curare l’integrazione di alunne e alunni provenienti da contesti migratori e che chiamano la scuola a fronteggiare sfide pedagogiche e didattiche ardue quanto difficili. Il contributo analizza accortamente le situazioni che si verranno a determinare proponendo le possibili aree di miglioramento della qualità inclusiva del sistema scolastico e le possibili conseguenti azioni.
Stefano Callà propone “Il licenziamento per giusta causa per l’uso improprio dei permessi per assistenza ai disabili”. Una materia, questa dei permessi, orientata dall’art. 33 della legge n. 104/1992, alquanto complessa da applicare per la varietà di fattispecie applicativa e che ha prodotto una copiosa giurisprudenza protesa a dipanare il contenzioso che si è sviluppato intorno ad essa.
Per la Scuola in Europa, Mario Di Mauro titola il suo contributo “Vale di più l’economia e il diritto o la storia e l’educazione civica per candidarsi a membro UE?”, richiamando l’attenzione sull’obbligo che ogni paese dell’Unione debba disporre di istituzioni democratiche stabili ed equilibrate, in grado di garantire la massima protezione di ogni valore della stessa Unione, secondo criteri stabiliti dal Consiglio Europeo di Copenaghen già nel 1933. Precisazione che acquista ulteriore significato mentre è in corso il conflitto bellico tra Russia e Ucraina. Nella definizione delle difficoltà che si ascrivono al difficile e complesso esercizio della governance comunitaria si inserisce, con urgenza, la necessità di armonizzare tra loro economia e istruzione, facendo attenzione non tanto ai livelli scolastici di base quanto a quelli superiori. È di gennaio l’iniziativa della Commissione Europea sulle strategie da applicare al segmento dell’istruzione universitaria.
Per la rubrica di Psicologia, Vittorio Venuti focalizza l’attenzione su “L’apprendimento come esigenza biologica dell’individuo”, rilevando il rapporto tra il funzionamento cellulare e l’apprendimento. Come la cellula, l’organismo vivente ha bisogno di un esterno per sopravvivere e crescere in complessità ed articolazioni. Apprendimento è l’imprescindibile parola d’ordine, il filo che sutura tutte le esperienze, già ancor prima della nascita dell’individuo, dando loro valore: corredo genetico e ambiente in interazione continua secondo la regola della reciproca incidenza.
Per la rubrica Sportello Assicurativo, Valentino Donà propone “Danneggiamento degli occhiali del docente di sostegno”, riprendendo il caso di un alunno con disabilità che ha fatto cadere, per dispetto, gli occhiali dell’insegnante facendoli finire sotto il banco di un compagno con conseguenti graffiature alle lenti. Quali saranno le coperture assicurative? X