Dirigere La SCUOLA N.8/2022
… e chiedersi se non sia l’INVALSI da bocciare?
Editoriale a cura di Vittorio Venuti
Puntuali, già durante gli scrutini di fine anno e ancor più durante e al termine degli esami di Stato, la pletora degli intellettuali di turno - psichiatri, psicoanalisti, giornalisti, improvvisati esperti di scuola - si scatenano e, gracchiando, invocano la scuola di una volta, quella dei voti severi e giusti, quella della bocciatura e chi se ne frega… e via a sciocchezze del genere. Purtroppo, tra tanti fustigatori si leggono anche nomi eccellenti, e allora non capisci se ce l’hanno ancora con la scuola che hanno frequentato o perché non si sono resi conto che, nel frattempo, qualcosa è cambiato. Peraltro, ti chiedi: ma cos’hanno da guadagnare a ripetere sempre la stessa manfrina?
Mi è capitato di leggere titoli di giornali che rimarcavano “Promozioni bulgare”, oppure accompagnavano l’avverbio “solo” alla percentuale dei bocciati. Quanto c’è di serio in questo, e perché mai il Ministero dell’Istruzione lascia che si discreditino in tal modo la scuola e gli insegnanti? Ma, su questo punto dobbiamo lamentare proprio le responsabilità di un ministero che, ormai da un paio di decenni, ha intrapreso - consapevolmente o meno - una politica scolastica dissennata, con riforme, tentativi di riforme, improvvisazioni e giochetti delle tre carte, che hanno fatto saltare il baricentro sociale della scuola, dirottato il personale scolastico verso l’indigenza, messo gli insegnanti ad arrancare appresso ad una sempre più farraginosa e molesta burocrazia, e resi ostaggio di un registro elettronico che ruba tempo senza alcun rispetto per la loro privacy professionale, in obbedienza ad un malinteso senso della trasparenza amministrativa.
Poi, ad un certo, vengono fuori i dati INVALSI, cibo buono per i millantatori della scuola. Qualcosa di nuovo? No! Ci sono le solite percentuali, i soliti divari Nord Sud, la sottolineatura delle difficoltà - naturalmente più al Sud che al Nord: il 60% ha difficoltà di comprensione dei testi base d’italiano e il 70% di quelli di matematica. Per fortuna, le primarie “tengono”.
Ma, se le cose stanno così, perché si continua a non affrontare alla radice i nodi critici della scuola, preferendo inventare, ad ogni piè sospinto, provvedimenti estemporanei e di comodo svincolati da una vera e organica visione dell’insieme? Sono evidenti da anni le ragioni dei divari territoriali, anche tra scuole dello stesso territorio e da anni siamo a conoscenza di quali siano le cause che portano alla dispersione scolastica, 13,1% nel 2021, ma con più regioni - ovviamente del Sud - tra il 15% e il 20%. E a fronte di questi dati, appunto, si resta molto perplessi nell’assistere all’assegnazione di 500 milioni di euro al 40% delle scuole italiane secondo criteri banali, tra i quali spicca quello di avere una valutazione Invalsi inferiore dell’8% rispetto ai dati da sufficienza, lasciando fuori scuole che operano in quartieri ad alto rischio di dispersione. A parte ciò, comunque, è da ribadire con forza che non è in questo modo che si affronta la dispersione, che richiede interventi di concertazione tra le agenzie e le istituzioni territoriali oltre all’abbattimento di nodi strutturali quali il numero degli alunni per classe. Come si può invocare una scuola che persegua la qualità, se non la si mette in condizione di realizzarla?
Tornando all’INVALSI, sarebbe interessante conoscere l’autovalutazione che lo stesso Istituto fa di se stesso e la valutazione che le scuole ne possono dare. La proposta annuale dei “risultati”, ormai si ribadisce da anni, non fa che alimentare la competitività tra le scuole e tra gli stessi insegnanti, arrivando alla mortificazione di quelle realtà che, proprio per ragioni strutturali, non possono aspirare a raggiungere la famosa sufficienza se non eccezionalmente. Troppa enfasi nella proclamazione dei risultati! Sembra di assistere ad una gara. Peraltro, è lecito avanzare forti dubbi sull’opportunità di proporre le prove nella primaria, specialmente nella classe seconda. Questo esigere e misurare gli apprendimenti è più tipico della scuola secondaria. Lasciamo in pace almeno i bambini. Diamo loro tempo di capire in quale mondo si trovano ed evitiamo di mettere loro fretta, perché la fretta non aiuta il pensiero, non aiuta la riflessione, non consente la rielaborazione di quel che si è imparato.
Una semplice domanda: quale direzione ha preso la nostra scuola?
Panoramica degli articoli di questo numero.
Michela Lella ci porta a riflettere sullo scenario che gli eventi pandemici e la guerra russo-ucraina stanno disegnando, sul senso di impotenza che stiamo sperimentando, sull’angoscia per il futuro sempre più incerto e problematico che si sta disegnando. In “La scuola nella paura del futuro” si ribadisce che la scuola è fra le istituzioni che non può permettersi di guardare al futuro con paura, già per il fatto che è proprio nella scuola che abita il futuro, tra le sue pareti, nei bambini e nei ragazzi che la vivono. In questa prospettiva, a preoccupare maggiormente oggi è l’aumento del fenomeno dell’abbandono scolastico, che si intreccia con la crescita della povertà educativa.
Maria Rosaria Tosiani nel suo pezzo “Scelta delle funzioni strumentali e definizione del compenso” ci ripropone la disciplina delle funzioni strumentali, un argomento di stretta attualità che si ripropone con l’inizio di ogni anno scolastico e investe al tempo stesso le competenze del collegio docenti, gli adempimenti del dirigente e l’attività sindacale con le RSU per la quantificazione dei compensi.
Pasquale Annese interviene su una delle ambasce maggiori che il dirigente scolastico deve affrontare ad inizio d’anno: la stipula delle polizze assicurative. In “Polizze assicurative: tra rinnovo, affidamento diretto e rispetto del principio di rotazione” vengono rappresentati i quesiti più ricorrenti: procedere al rinnovo della polizza? Procedere per affidamento diretto derogando dal principio di rotazione? Quali coperture richiedere in polizza? La disamina è completata da un’utile serie di consigli ed avvertenze.
Anna Armone nel suo pezzo “La responsabilità precontrattuale e contrattuale del dirigente scolastico nella gestione del contratto assicurativo”, in stretta correlazione con il pezzo di Pasquale Annesse, pubblicato su questo stesso numero della rivista, affronta la questione della responsabilità del dirigente nella gestione di questo delicato procedimento di gara ad evidenza pubblica che riguarda il contratto sulle polizze assicurative. In particolare si sofferma sulla responsabilità precontrattuale che grava sulla p.a., nell’ambito delle gare pubbliche, durante la fase delle trattative, argomentando che si tratta di una responsabilità che può derivare non solo da comportamenti anteriori al bando, ma anche da qualsiasi comportamento successivo che risulti contrario ai doveri di correttezza e buona fede.
Antonietta Di Martino propone la seconda parte del contributo “L’evoluzione della figura del preposto”, prima parte apparsa sul numero di luglio 2022. Dopo aver trattato le specifiche del ruolo, alla luce delle innovazioni apportate dalla Legge n. 215/2021, in questo numero la trattazione si sofferma sugli obblighi del datore di lavoro o del dirigente, vecchi e nuovi, in relazione al preposto come nel D.Lgs. n. 81/08. Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro. Un dato importante da segnalare è che l’innovazione normativa utilizza il termine “individuare” e non designare o nominare il preposto o i preposti per lo svolgimento quotidiano delle attività di vigilanza stabilite dall’art. 19 del TU. Il contributo contempla un riepilogo dei principali concetti chiave e un modello puntuale di “Direttiva del datore di lavoro ai preposti”.
Vittorio Trifoglio tratta de “La fase di monitoraggio e controllo dei progetti PON SFER”, due aspetti che consentono di valutarne costantemente l’andamento mantenendone sotto osservazione lo status e permettendo, qualora se ne ravvisasse la necessità, di intervenire con le necessarie modifiche così da consentirne l’avanzamento.
Damiano Verda stimola il nostro interesse proponendo alla riflessione “Realtà virtuale e fantasia. Tecnologia come strumento per immaginare realtà virtuali e interagire con speranze reali”: se opportunamente gestita, la tecnologia può essere un nuovo modo per esplorare ulteriori punti di vista, per scoprire nuovi modi di osservare e fare esperienza della realtà. Si fa sempre più concreta la speranza di un futuro caratterizzato da un sempre migliore equilibrio tra virtuale e reale.
Luciana Petrucci Ciaschini prosegue i suoi interventi inerenti l’anno di formazione e di prova del personale docente focalizzando l’attenzione su “La restituzione al ruolo di provenienza e la dispensa”. In caso di mancato superamento del 2° anno di formazione e di prova, una seconda valutazione negativa comporterà l’impossibilità a portare avanti la carriera professionale per cui dovrà essere risolto il rapporto di lavoro mentre, nel caso del docente che ha ottenuto il passaggio di ruolo, la penalizzazione non potrà che essere il reintegro nel ruolo di partenza, nel quale si può vantare una valutazione positiva delle competenze professionali.
Antonio Sapiente pone all’attenzione “Il passaggio delle consegne tra dirigenti scolastici all’atto della cessazione del servizio”, un adempimento non obbligatorio, in quanto non sanzionato da alcuna disposizione, ma che, considerato il notevole avvicendamento dei dirigenti scolastici che tutti gli anni si verifica nelle istituzioni scolastiche - causa trasferimenti, pensionamenti, spoils system - pare opportuno ricordare ed effettuare in tempo utile prima che il nuovo dirigente si immetta nella gestione.
Ada Maurizio, per la rubrica CPIA, in “Verso le linee guida per la valutazione delle competenze nei CPIA” conferma che dal 2020 il sistema di istruzione degli adulti è oggetto di studio e di analisi da parte di un organismo europeo. È in corso, infatti, il progetto “Migliorare il riconoscimento dei crediti e la personalizzazione del percorsi formativi nei CPIA”, finanziato dalla DG Reform della Commissione europea e coordinato dall’Oecd-Ocse. Si tratta di un progetto articolato in tre fasi per la durata di due anni, i cui dati descrivono un quadro complesso e articolato, sia sul piano logistico che su quello organizzativo didattico.
Stefano Callà, per la rubrica I Casi della Scuola, avverte che “L’incarico di RSPP conferito dal Dirigente scolastico è una nomina fiduciaria”. Il compito del soggetto incaricato di svolgere tale servizio è essenzialmente consultivo e promozionale allo scopo di coadiuvare il datore di lavoro nell’assolvimento dei suoi doveri, fornire quelle competenze tecniche ed organizzative di cui il datore di lavoro ha bisogno, affinché sia garantita la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Per il dirigente scolastico anche dopo aver assolto al compito di affidare il servizio, pur se dovesse ricorrere a persone interne all’istituzione scolastica o servizi esterni, in ogni caso, resta comunque ferma la sua diretta responsabilità collegata alla figura di datore di lavoro, in quanto è il datore di lavoro debitore di sicurezza nei confronti dei lavoratori e non può traslare ad altri soggetti questa sua responsabilità.
Vittorio Venuti, per la rubrica di Psicologia della gestione, propone “La buona scuola educa formando e formando educa”, ancora una volta soffermandosi sul ruolo educativo della scuola con l’avvertenza che educazione, in quanto intesa come “tirar fuori, allevare”, è anche comprensione e attesa, comprensione dell’educando e attesa-rispetto dei suoi tempi, dei suoi ritmi, dei suoi bisogni di cura. Istruire ed educare non hanno soluzione di continuità, non dovrebbero averla. Capita, invece, che il rapporto educativo dimentichi la sua stessa finalità educativa e faccia prevalere il profilo esattoriale trascurando di flettersi verso l’altro per aiutarlo ad emanciparsi.
Valentino Donà, per lo Sportello assicurativo, tratta della “Vigilanza sugli studenti all’uscita da scuola”. Esiste quest’obbligo anche dopo il termine delle lezioni? Se le famiglie di alunni della primaria ritardano rispetto all’orario previsto per la riconsegna dell’alunno, c’è responsabilità della scuola e del docente? In caso di infortunio, la polizza copre il danno? X