Dirigere La SCUOLA N.9/2022
Si ricomincia ed è peggio di prima!
Editoriale a cura di Vittorio Venuti, direttore Responsabile
Si riparte e non c’è da stare allegri! La pandemia continua a condizionarci la vita e per la scuola nulla è cambiato: tutto è rimasto come prima, gli stessi disagi e gli stessi problemi di prima. Niente impianti di aereazione, nessuna prospettiva di ridurre il numero di alunni per classe, inflazione alle stelle, situazione politica delirante, stipendi divorati dalle bollette... senza nessuna prospettiva di un adeguamento economico dignitoso. Intanto bisogna andare e continuare ad assicurare il buon funzionamento della scuola, su uno scenario reso infuocato dalla guerra Russia-Ucraina... . Di quale scuola? Qualcuno saprebbe sinceramente dire quale rotta si stia perseguendo? Mai vista tanta confusione in merito! Toccherà ai dirigenti scolastici sbrogliare la matassa e dare un senso alla scuola, chiedendo una seria riflessione sulla missione, un argomento da far uscire dal PTOF per dargli luce ed esporlo come definizione d’intenti su cui far convergere l’interesse e l’impegno di tutti, genitori e alunni compresi.
Ripetiamo, ormai da qualche anno, che la scuola deve cambiare e, “paradossalmente - sostiene Giacomo Mondelli nel suo contributo di questo mese -, ci siamo ancor più accorti della sua inadeguatezza complessiva, proprio quando non è stato possibile frequentarla. Ossia, durante l’emergenza sanitaria la quale, oltre a non volerci abbandonare, ha portato allo scoperto buona parte delle inefficienze del sistema scolastico nazionale. La scuola italiana, in particolar modo la scuola secondaria non gode di buona salute. Per meglio dire, così com’è fatta adesso, è sbagliata”.
Di che cosa è ostaggio la scuola italiana e perché? Se siamo convinti della sua inadeguatezza, perché non si riesce a modificarne la prospettiva? Stiamo assistendo al suo declino e alla sua trasformazione progressiva in qualcosa d’altro, di cui non è dato sapere. Stiamo assistendo alla secondarizzazione della scuola primaria, senza fiatare, coinvolgendo i bambini in ritmi di apprendimento frenetici e, perciò, non consoni ai profili cognitivi dell’età, così difformi tra di loro e alle loro capacità di elaborare e rielaborare conoscenze e procedure. Non si può procedere in fretta, non si devono abbreviare i tempi sacrificando la riflessione, la comprensione, la rielaborazione degli stimoli, il senso della scoperta, la creatività dei bambini. Recuperiamo la lentezza come valore perché si possa procedere tutti insieme. Un bambino che accumuli ritardi già nelle prime classi, difficilmente potrà riprendersi. Recuperiamo ritmi più distessi ed evitiamo di intercettare a tutti i costi i bambini con BES, una “invenzione” che legittima la diversità anziché includerla.
Altro discorso sarebbe da fare sul registro elettronico, che sottrae tempo prezioso agli insegnanti e li consegna ad una forzata esposizione che, per molti aspetti, mortifica la loro professionalità, costringendoli entro schemi rigidamente predisposti.
Panoramica degli articoli di questo numero.
Giacomo Mondelli, come già anticipato, riflette sul “Perché è necessario cambiare la scuola! Soprattutto come farlo”, in logica continuità con l’intervento pubblicato sul n. 6 di Dirigere. La pandemia ci ha costretti a scoprire le molte e profonde falle del nostro sistema scolastico, davanti alle quali non si può rimanere insensibili. Si prospetta l’urgenza di promuovere una sollecita azione di riforma che, secondo l’autore, deve proporsi di effettuare due fondamentali operazioni, da intrecciare tra di loro:
1. Abbracciare con lo sguardo riflessivo e giudicante la globalità e le parti (vitali) del nostro sistema scolastico allo scopo di riformularne opportunamente, prima tutti gli aspetti/assetti (educativo, culturale-formativo, curricolare, metodologico-didattico, organizzativo-gestionale, del personale scolastico, ecc.) e poi i segmenti del sistema scolastico nazionale (a partire dallo zerosei per finire con la conclusione del secondo ciclo di istruzione);
2. Predisporre (a differenza di quanto fatto, quasi sempre, finora), soprattutto, nei confronti e a favore del personale scolastico, un’azione culturale, formativa, organizzativa e, perché no, finanziaria, mirata all’efficace realizzazione attuativa del progetto innovatore. Peraltro, occorre considerare che, per riformare la scuola, occorre “riformare” anche gli edifici scolastici, le figure professionali presenti e operanti nelle scuole e, infine, la stessa “autonomia scolastica”.
Sandro Valente nel suo pezzo di questo mese “Gli adempimenti delle relazioni sindacali in previsione dell’avvio del nuovo anno scolastico” si sofferma sugli adempimenti che il dirigente deve personalmente curare e che investono la corretta gestione dell’attività sindacale in ambito scolastico nell’ottica di ottenere quella necessaria condivisione da parte del personale dipendente per realizzare nel modo migliore gli obiettivi della scuola.
Antonio Sapiente tratta de “Il piano delle attività del personale ATA. Un atto che richiede l’approvazione del Dirigente scolastico”, materia che l’art. 40, comma 1, del D.L.vo n. 165/2001 esclude dalla contrattazione collettiva ed integrativa, in quanto materia riservata dalla legge alle prerogative dirigenziali, prevedendo solo l’informazione e il confronto sindacale. L’organizzazione degli uffici spetta in via esclusiva ai dirigenti, mentre sulle questioni inerenti l’organizzazione e la gestione del rapporto di lavoro è necessario svolgere il confronto tra l’amministrazione e le parti sindacali.
Pasquale Annese entra nel merito della “Verbalizzazione ed approvazione del verbale del collegio” col preciso scopo di chiarire le procedure inderogabili e le formalità previste dalla legge - ma anche di sostanza - per le implicazioni che le stesse hanno sul corretto e funzionale svolgimento dell’organo collegiale, anche al fine dell’eventuale superamento del monte ore previsto per le attività funzionali d’insegnamento. Si chiariscono quindi le modalità di redazione del verbale del collegio docenti, quindi si propone un Regolamento relativo alla modalità di verbalizzazione, lettura e approvazione del verbale.
Anna Armone propone “La discrezionalità tecnica dei docenti nel procedimento valutativo degli studenti” ricordando che la funzione docente è espressione della funzione amministrativa dell’istituzione scolastica tesa al raggiungimento della missione e caratterizzata dalla componente professionale della discrezionalità tecnica: la valutazione degli apprendimenti ne è una manifestazione evidente, che da adito a un frequente contenzioso. La valutazione, infatti, soggiace ai criteri dell’azione amministrativa, primo fra tutti la trasparenza, disciplinata dalla Legge 241/1990. Pertanto, nella fase valutativa l’esercizio della discrezionalità tecnica deve rispondere ai dati concreti, deve essere logico e non arbitrario.
Filippo Cancellieri ricorda che “Nella primaria debutta lo specialista di motoria”, come disposto dall’art. 2 c. 329 e seguenti della L. 234/2021. Saranno quasi 25.000 le classi quinte della scuola primaria che, da settembre 2022, vedranno all’opera docenti specialisti in educazione motoria, come primo step di un processo che, nell’anno scolastico successivo, interesserà anche le classi quarte. Nelle more dell’espletamento del relativo concorso abilitante per titoli ed esami, gli oltre 2.200 posti previsti in organico vengono coperti “anche” scorrendo le graduatorie di educazione fisica delle secondarie.
Vittorio Trifoglio ci informa sulla “Procedura di collaudo e chiusura dei progetti PON FSER”. L’esito positivo del collaudo è determinante ai fini dell’accettazione della fornitura e garantisce il diritto, da parte dell’operatore economico a ricevere il saldo come disciplinato dall’art. 16 del D.I. 129/2018. In caso di contratti di lavori di importo inferiore a 1.000.000 di euro e per le forniture e servizi inferiori alle soglie di cui all’articolo 35 del d.lgs. 50/2016, la normativa permette alle stazioni appaltanti di sostituire il certificato di collaudo con il certificato di regolare esecuzione.
Salvatore Argenta ricorda che “Il passaggio di consegne tra Direttori SGA investe anche la responsabilità del dirigente scolastico”. L’obbligo di effettuare il passaggio delle consegne tra il Direttore cessante e il Direttore subentrante è sancito dall’art.30, comma 5 del Regolamento di contabilità scolastica. Il dirigente scolastico non può sottrarsi dal seguire con attenzione l’avvicendamento dei direttori SGA in virtù degli obblighi di vigilanza che gravano su di lui in ordine alla corretta gestione amministrativa delle risorse materiali e personali.
Mario Di Mauro, per la rubrica La Scuola in Europa, propone l’interrogativo “Quale scuola oggi quella di una Germania ostaggio di un presente non più leggibile?”. Il contributo si sofferma particolarmente sull’OECD PISA, la famosa indagine internazionale, che rimane pur sempre un modo facile e accattivante di rappresentare la scuola nel mondo, anche se permangono dubbi sulla facilità con cui si possa estendere una supposta abilità ad un intero paese o ad un’area di un continente. La Germania fu tra i paesi che parteciparono all’indagine dell’OECD sin dalla prima edizione del 2000, con punteggi certamente poco lusinghieri allora se confrontati con quelli di altri paesi europei; negli anni tuttavia, adeguandosi rapidamente ai presupposti di metodo di PISA, i risultati sono rapidamente migliorati su ogni prestazione.
Stefano Callà, per la rubrica I Casi della Scuola, propone “Infortunio sul lavoro e responsabilità civile del datore. Distinzione tra delega esecutiva e delega funzionale”, richiamando l’attenzione sul fatto che, nelle istituzioni scolastiche, il datore di lavoro è identificato nel Dirigente scolastico, al quale, quindi, fanno capo i compiti e le responsabilità in ordine all’attuazione delle misure di sicurezza previste dalla legislazione antinfortunistica.
Vittorio Venuti, per la rubrica di Psicologia, focalizza l’importanza, per le scuole, di “Ripartire da Mission e Vision!”, due “documenti” che, pur essendo presenti nella documentazione di ogni scuola, allo stesso tempo risultano “soffocati”, pur rappresentando il biglietto da visita dell’istituzione. In realtà, la Mission dovrebbe essere posta alla riflessione di tutto il personale, perché rappresenta lo snodo progettuale della scuola. Dovrebbe essere ripresa ogni anno e rinnovata con un linguaggio semplice, chiaro, positivo, comprensibile a tutti, genitori e alunni compresi.
Vincenzo Casella, per la Lo Sportello Assicurativo, pone all’attenzione “Regole sull’accesso ai bagni della scuola”, sulla scorta di una sentenza che, a Milano, ha visto condannare una docente e un collaboratore scolastico, in relazione a quanto accaduto a uno studente rimasto vittima, in un IC nell’ottobre 2019. X