Dirigere La SCUOLA N.10/2022
Cambio della guardia al Ministero dell’Istruzione.
Cosa auspicarsi?
Editoriale di Vittorio Venuti
I tempi editoriali ci costringono a scrivere queste note mentre la campagna elettorale è ancora in pieno svolgimento, quindi ignoriamo chi sarà stato/a designato/a alla guida del Ministero dell’Istruzione. Adesso, che i giochi sono conclusi, siamo alla definizione concreta delle molte promesse fatte. La scuola è stata un argomento sul quale tutti han voluto dire la propria, tutti si sono dimostrati esperti, tutti hanno esibito le ricette per cui il nostro sistema d’istruzione dovrebbe essere riaggiornato e gli insegnanti dovrebbero vedere allineati il loro stipendio a quello dei più fortunati colleghi della UE, al più entro cinque anni. Ma si sa, ormai solo gli sprovveduti possono credere alle fanfaluche dei politici.
Negli ultimi trent’anni la scuola è stata presa di mira con provvedimenti che l’hanno destabilizzata, traghettata da una parte all’altra a seconda degli indirizzi ideologici del governo e del ministro di turno. Oggi come oggi è lecito chiedersi dove andremo a finire e, quindi, cosa aspettarci dal nuovo assetto che guiderà il dicastero. Mi permetto di dire: ricordatevi che la scuola si è smarrita a partire dalla famosa “razionalizzazione” - in soldoni: tagli - che ha cambiato la struttura logistica e organizzativa del sistema d’istruzione avendo più a cuore i numeri che non il senso della scuola con le sue ragioni e i suoi perché.
Cosa possiamo auspicarci? Che si faccia il meno danno possibile! che si tenga conto dell’esistente e di quanti nella scuola e per la scuola lavorano quotidianamente sul campo, che non si improvvisino decreti o disposizioni senza averne prima considerato gli effetti; che non si metta mano all’ennesima riforma solo per cancellare la precedente; che si studi la storia della scuola italiana dalle origini ad oggi; che si assuma a riferimento la celebre frase del poeta statunitense Robert Frost: “Non cercare mai di abbattere uno steccato fino a quando non conosci la ragione per cui è stato eretto”.
Insomma, che non interpreti la scuola ad uso e consumo di idee ed interessi di parte: ne va del futuro non solo degli studenti che la frequentano ma del futuro stesso della nazione.
Ci si ricordi che la scuola è un servizio pubblico ed è fatta dagli studenti e da chi ci lavora, e questi (chi ci lavora) non possono essere tormentati da una pletora di disposizioni che sembra abbiano l’unico scopo di gonfiare oltremodo la già debordante e molesta burocrazia che imperversa a tutti i livelli. Ci si ricordi che la scuola è provata da due anni di pandemia affrontati “a mani nude” con grande spirito di sacrificio.
Particolare attenzione si ponga al ruolo dei dirigenti scolastici, sempre più costretti a distogliersi dalla dimensione più propria della leadership educativa per essere dirottati verso una funzione più tipicamente amministrativa-burocratica, in tal modo tradendo l’essenza stessa del loro profilo. A quest’ultimo riguardo, si rimanda all’articolo di Ivana Summa.
Buon lavoro al/la Ministro/a designato/a.
Panoramica degli articoli di questo numero:
Giacomo Mondelli prosegue il suo discorso “Per costruire una scuola migliore: Ragionare sulla scuola dell’autonomia” (la prima parte sullo scorso numero di settembre) con l’intento di dare riscontro critico agli interrogativi che si accompagnano agli ambiti che costituiscono la scuola e ne permettono il funzionamento: 1. L’azione educativa promossa dalla scuola; 2. La visone culturale e il senso formativo della scuola; 3. La struttura del sistema scolastico e i relativi gradi e percorsi d’istruzione; 4. Gli orientamenti curricolari nazionali. L’articolo è completato da un questionario sui suddetti ambiti del servizio di istruzione, indirizzato ai dirigenti scolastici che volessero proporre le proprie riflessioni in merito.
Tullio Faia propone “Dal piano triennale dell’offerta formativa al bilancio sociale”, seconda parte del contributo apparso sul numero 7/2022, in cui si valorizza l’adozione del PTOF in quanto può risultare utile e funzionale a tutte le istituzioni scolastiche. Ad una lettura attenta e comparazione, il modello aderisce puntualmente alle aree delineate dal RAV, ponendosi come “cerniera” che può facilitare il lavoro delle scuole, evitando difformità col PTOF e rendendo più agile il PdM. Il contributo focalizza chiaramente i fattori chiave del miglioramento della scuola.
Elena Cappai tratta de “Il ciclo della valutazione di sistema: spunti di riflessione per il miglioramento”, soffermandosi sulla scadenza del triennio di operatività del PTOF e del procedimento di valutazione delle istituzioni scolastiche. Queste ultime dovranno corrispondere alla richiesta di una valutazione interna dell’operato condotto, a partire dalla definizione degli elementi caratterizzanti la specifica identità, quindi del riconoscimento di punti di forza e criticità, fino alla definizione degli obiettivi di miglioramento e delle azioni volte al loro raggiungimento, in un’ottica di pianificazione triennale.
Ivana Summa interpella su “Il volto pedagogico del dirigente scolastico”, non a caso in questo momento nel quale assistiamo al cambio della guardia al Ministero dell’istruzione. Si evidenzia la crescente enfasi posta sulla funzione amministrativa-burocratica dei dirigenti scolastici, flessa sulla retorica manageriale e sulla logica del risultato, disattendendo il complesso e articolato profilo tracciato dall’art. 25 del decreto legislativo 165/2001. A sospendere questa linea potrebbe contribuire il richiesto parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione che, espresso nel febbraio 2022, auspica che le prossime prove concorsuali per selezionare gli aspiranti dirigenti scolastici siano elaborate in modo da valorizzare le competenze di carattere pedagogico, organizzativo e gestionale da sostenere con specifiche attività formative in tutte le fasi del percorso di sviluppo professionale.
Francesco G. Nuzzaci argomenta su “Il falso bersaglio del docente esperto”, soffermandosi sulla nuova figura, molto contrastata a livello sindacale, introdotta con il decreto legge n. 115 del 9 agosto 2022, che potrebbe subire sostanziali correttivi in Parlamento in sede di conversione in legge. La creazione dell’estemporanea figura del docente esperto, avulsa da una minima logica di sistema e dalla complessità di ogni istituzione scolastica in cui questi dovrebbe svolgere la sua funzione, è riuscita a scatenare le reazioni negative dell’universo mondo. Anche in questo caso, però, sembra affacciarsi il fatidico “ce l’ha chiesto l’Europa”, già sentito in altre occasioni, e questo spiegherebbe l’abborracciata frettolosità e preoccupante approssimazione con cui si è messo in piedi il docente esperto.
Vittorio Trifoglio focalizza l’attenzione su “La gestione della GPU nei progetti FSE”, operazione centrale per lo stato di avanzamento dei progetti, ma che richiede una corretta gestione da parte della scuola. Da qui l’esigenza di fornire indicazioni puntuali con l’obiettivo di favorire una corretta compilazione delle diverse sezioni della piattaforma a partire dalle fasi propedeutiche fino all’avvio dei singoli moduli.
Maria Rosaria Tosiani si sofferma su “La gestione delle ore eccedenti prestate dal personale docente oltre l’orario scolastico”. Partendo dal quadro normativo di riferimento, il contributo si sofferma sulle diverse situazioni che comportano la prestazione di ore eccedenti distinguendole in ordine al personale di ruolo e non di ruolo con orario settimanale di 18 ore e personale non di ruolo con orario settimanale inferiore a quello di cattedra, alle ore prestate in eccedenza all’orario d’obbligo per attività complementare di educazione fisica o prestate nell’attività di approfondimento degli istituti professionali. L’articolo è completato da una esemplificazione, con relativo schema pratico, del calcolo medio orario settimanale e da uno schema per l’assegnazione delle ore eccedenti.
Antonietta Di Martino in “Le modifiche al Testo Unico Salute e Sicurezza apportate dalla legge n. 215/2021”, presenta una sintesi di tutte le modifiche che sono state operate, soprattutto le precisazioni, sulle competenze e responsabilità degli enti proprietari degli edifici e dei dirigenti scolastici in merito alla valutazione e gestione dei rischi strutturali. Il quadro delle denunce di infortunio sul lavoro presentate all’INAIL continuano a fotografare un paese in cui gli incidenti sul lavoro costituiscono un fenomeno intollerabile, che non si riesce a contenere. Al riguardo, si riportano le modifiche che il legislatore ha previsto al D.Lgs. n. 81/2008, alcune delle quali impattano in modo significativo sulla scuola.
Mario Di Mauro, per la rubrica La Scuola in Europa, prospetta alcuni intriganti interrogativi: “Educare al lavoro e il farlo in Europa. Si deve? Si può? Si fa?”. Si tratta di interrogativi che richiamano e mettono in connessione due termini, educazione e lavoro, che sono già difficili da declinare come parole per i modi in cui si applicano nei diversi contesti. La stessa alternanza scuola-lavoro rimarrebbe solo una formula vuota se incapace di permettere, sia alla ‘scuola’ che al ‘lavoro’, di dichiararsi esprimendosi nel modo più libero e aperto. Si tratta di coordinate che, disegnando un percorso, consentono alla scuola di essere un luogo in cui sia l’insegnamento che l’apprendimento stanno insieme nel loro rapportarsi criticamente alla realtà.
Vittorio Venuti, per la rubrica di Psicologia della gestione, si sofferma sull’importanza che consapevolezza e coscienza si definiscano come gli obiettivi prioritari attorno ai quali costruire il progetto educativo-formativo che interessa l’alunno fin dalla scuola dell’infanzia. La consapevolezza si connette strettamente alla presenza mentale dell’individuo, ovvero a quello strumento che aiuta a riconoscere ciò che sta accadendo nel momento presente, e si qualifica come processo che indirizza alla definizione della coscienza di sé. La pratica della consapevolezza aumenta, nel tempo, la qualità dell’apprendimento e migliora la qualità della vita. Occorre, pertanto, agganciare, al significato di istruzione, l’esigenza del bambino - dell’alunno in generale - di apprezzare le proprie capacità percettive mentre agisce, di rendersi conto della relazione che si configura tra l’azione che si compie e la sensazione/emozione che si prova. In: “La consapevolezza, processo e strumento per migliorare l’apprendimento”.
Stefano Callà, per la rubrica I Casi della Scuola propone “Il rispetto del principio di adeguatezza nel procedimento di irrogazione delle sanzioni disciplinari” affronta una questione che attiene alla legittimità dell’azione disciplinare. Il legittimo esercizio dell’azione disciplinare da parte del dirigente scolastico è soggetto al rispetto di determinati principi generali, in parte previsti dalla legge, in parte elaborati dalla giurisprudenza che stanno alla base del sistema sanzionatorio la cui mancata osservanza condiziona la validità dei provvedimenti punitivi adottati nei confronti dei dipendenti.
Valentino Donà, per la rubrica Sportello assicurativo, tratta del “Danneggiamento dell’auto in sosta”, prendendo spunto dal caso di una docente che, parcheggiata l’auto nel cortile dell’istituto, se la ritrova con la carrozzeria rigata. Il danno è coperto dalla polizza della scuola? Di norma, le polizze assicurative scolastiche escludono la responsabilità diretta dell’Istituto per tutti i beni che l’assicurato abbia in consegna o custodia, ma ogni sinistro è un caso a sé stante... . X