Dirigere La SCUOLA N.11/2022
Cambiare la scuola si può e si deve
Editoriale di Vittorio Venuti
(Dirigere La Scuola n.11/2022)
Riandiamo, per qualche attimo, al filmato delle torri gemelle di New York, che crollarono in seguito all’attentato terroristico dell’11 settembre del 2001 e recuperiamo la scena del loro “collasso” che tutti noi abbiamo visto e rivisto tante volte. Immaginiamolo al rallentatore, quindi distraiamo il pensiero e al posto delle torri proviamo a vedere la scuola, con tempi più lenti nello sprofondare.
Senza voler essere catastrofici, continuando la distrazione progettuale, a volte perniciosa, della politica scolastica, ormai da qualche decennio, il rischio che la scuola possa, seppure lentamente, collassare non è poi così remoto. È ormai diffusa l’opinione, che è anche un grido d’allarme tra chi la vive e la fa funzionare, che la scuola debba essere messa nella condizione di riscontrare operativamente le mutate esigenze degli studenti, loro sì profondamente cambiati nello stile di vita, più spettatori che attori del mondo nel quale vivono, dipendenti dalla tecnologia al punto da conformare finanche i processi cognitivi ad una riflessività “altra”. E la scuola?
La scuola è in costante affanno, in parte screditata dalla stessa politica ministeriale che, oltre a non riconoscere eticamente e concretamente il lavoro che in essa si svolge, non lesina provvedimenti e disposizioni che l’appesantiscono a livello burocratico e gestionale; ciò anche quando si distribuiscono generosamente fondi con una logica dimostrativa ma sostanzialmente palliativa. Quella che doveva essere una scuola snella, efficiente ed efficace corrisponde sempre più all’immagine dell’elefante in una cristalleria. Psicologia e pedagogia sembrano non incidano più sul senso della scuola, tal che c’è da chiedersi quali ideali e quali valori la ispirino.
Gli studenti sono cambiati! Lo conferma anche l’epigenetica: il modo in cui l’informazione genetica, cioè il nostro DNA, viene espresso nelle nostre cellule e quindi in tutto il nostro organismo,non è determinato ed immutabile, la quantità e qualità delle esperienze che scegliamo di fare e quindi gli stati mentali che viviamo durante queste esperienze influenzano il livello più intimo del nostro organismo biologico, quello genetico, modificandone l’espressione e la stessa qualità di vita che conduciamo, incidendo persino anche sulla longevità.
“La scuola rappresenta in piccolo la società”, questo si è sempre detto: bene! Educare gli alunni e formarli significa educare e formare la società: bene anche questo! Ci crediamo ed è vero, la scuola ci crede. A non crederci sono i governi che si sono succeduti da alcune legislature a questa parte, incuranti del fatto che il progresso tecnologico è vertiginoso ed estremamente condizionante, che il tessuto sociale è divenuto straordinariamente complesso, che la fascia della popolazione indigente si è allargata a dismisura, che la dispersione scolastica è tutt’altro che in calo, che per i giovani il futuro si delinea sempre più incerto. Davanti a tutto questo la scuola resta ferma su sé stessa, ruota saldamente attorno ad un asse, con istituti comprensivi costituiti anche da un numero (assurdo solo a pensarci!) di plessi distribuiti su un territorio non sempre agevole e comunque sempre troppo ampio da percorrere.
Il problema quindi, da un lato riguarda la caduta di considerazione per gli operatori della scuola, insegnanti in testa, mortificati anche nel riconoscimento economico, nonché da una considerazione dei dirigenti scolastici sempre più equilibristi tra una funzione più tipicamente amministrativa-burocratica e una funzione sempre meno orientata sul versante educativo; ma dall’altro abbraccia altre questioni, che tutti mostrano di conoscere e che, nella migliore delle ipotesi, restano immutate nel tempo. Fatto è che la scuola nel suo insieme deve essere ripensata e riorganizzata a partire dalla revisione e riorganizzazione sistematica delle norme esistenti con una ripresa in mano dell’autonomia per renderla attuabile. Alla base, però, occorre porre una seria riflessione su cosa si chiede alla scuola in ragione della crescita degli studenti, che non è mai scontata e che si profila in tanti modi quanti loro stessi sono. L’inclusione comporta che oltre alla diversità si abbracci la differenza, perché ciascuno è un Sé, un Io, un Noi e un Altro che esigono di essere riscontrati, accettati e valorizzati. E tutto ciò comporta una scuola letteralmente diversa da quella attuale, una scuola che sappia tradurre in progetti il benessere dello studente, che sappia pensarlo nel prossimo futuro così da provvederlo delle conoscenze e delle competenze necessarie secondo le sue disposizioni e peculiarità; una scuola nella quale si entri col sorriso al mattino e se ne esca col desiderio di tornarci, che non chiuda i cancelli col turno delle lezioni ma, fuori orario, preveda laboratori in cui si possa sprigionare la creatività degli di chi vuole frequentarli, spazi liberi per gli alunni che vogliono studiare, approfondire, partecipare ad attività sportive, incontrare i docenti per confrontarsi, colloquiare, dibattere, progettare insieme. La scuola deve contribuire a scoprire sé stessi.
Howard Gardner, con le sue intelligenze multiple e Daniel Goleman, con l’intelligenza emotiva, sono una buona fonte ispiratrice al riguardo, perché ampliano la visione che si deve avere dell’alunno per riconoscerlo come persona che evolve su più fronti, tutti bisognosi di essere visti, accolti e considerati, tutti desiderosi di essere stimati e coinvolti, non per la scuola ma per sé stessi.
La scuola, per fortuna, va avanti ed è straordinario constatare come, nonostante tutto, nei dirigenti scolastici la tenacia e la fiducia di poter essere una “leva” di cambiamento continuino ad essere alte e come si evidenzino situazioni scolastiche veramente d’eccellenza, con istituzioni nelle quali l’innovazione e il benessere di studenti e personale si esprimono a livelli esemplari un po’ dappertutto sul territorio nazionale.
Panoramica degli articoli di questo numero.
Maria Rosaria Tosiani propone il contributo “Il programma annuale 2023”, elaborato a seguito della nota ministeriale prot. n. 46445 del 4 ottobre 2022 con la quale il Ministero comunica alle singole istituzioni scolastiche la dotazione finanziaria. Il Dirigente è chiamato a redigere, in collaborazione con il Direttore SGA, il programma annuale e decidere il modo in cui allocare le risorse per realizzare gli obiettivi pianificati nel PTOF.
Raffaella Scibinico focalizza la sua attenzione sugli aspetti formali del programma annuale in “L’iter formale di redazione e approvazione del programma annuale”, analizzando e mettendo in evidenza il riparto delle responsabilità e delle rispettive competenze dei vari organi di gestione della scuola.
Rocco Callà centra la sua riflessione su un adempimento che si ripresenta puntuale ad ogni inizio d’anno, reso necessario per la definizione del trattamento accessorio del personale dipendente in ragione delle prestazioni aggiuntive rese all’istituzione scolastica: “La contrattazione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa”. Essendo la materia oggetto di contrattazione integrativa d’istituto, vengono esplicitati gli adempimenti e le regole a cui attenersi nella contrattazione delle risorse destinate al personale dipendente, altresì richiamando l’attenzione del dirigente sull’importanza della gestione dei compensi accessori come politica di incentivazione del personale al fine di ottenere migliori livelli di prestazione.
Valentino Donà, inerente alle polizze assicurative in ambito scolastico, propone “Il singolare caso della disdetta del contratto da parte di una compagnia di assicurazione”: Si tratta del caso di una Compagnia assicuratrice che interrompe i rapporti commerciali con l’agenzia che distribuiva il esclusiva il prodotto nelle scuole, contestualmente inviando disdetta unilaterale a tutti gli istituti scolastici che avevano sottoscritto contratti poliennali con scadenza successiva all’anno in corso, disdetta che rientra nel pieno diritto sia della Compagnia che dell’assicurato.
Michela Lella, sotto il titolo “Il preside narratore. Ulteriori competenze comunicative del dirigente scolastico”, riflette su come il ruolo del capo d’istituto si sia notevolmente trasformato nel giro di pochissimi anni di come i DS siano stati costretti dalla pandemia ad ampliare in brevissimo tempo le proprie competenze scolastiche, apprendendo nuove modalità di esercizio della leadership per far fronte al governo della scuola durante la lunga crisi e di come sia stato necessario imparare e utilizzare adeguate modalità comunicative in grado di sostenere le criticità emerse durante la crisi.
Vittorio Trifoglio tratta de “La responsabilità genitoriale nei casi di separazione e divorzio”, problematica che incide fortemente sulla gestione del rapporto scuola/famiglia producendo effetti sugli adempimenti amministrativi che fanno capo alle istituzioni scolastiche, a loro volta coinvolte nella gestione di situazioni conflittuali tra i genitori anche in presenza di provvedimenti emessi dal giudice che, per quanto esaustivi, non riescono a dirimere tutte le possibili situazioni di conflitto nella gestione della relazione con i figli.
Filippo Sturaro ci informa su “I nuovi percorsi a indirizzo musicale della scuola secondaria di 1° grado”, come emergono dalla nuova disciplina diffusa dal Decreto Interministeriale 1° luglio 2022, n. 176. I percorsi ad indirizzo musicale (art.1), inseriti a pieno titolo nel Piano dell’offerta formativa, sono autorizzati alle scuole che possiedono i requisiti necessari in termini di disponibilità di strutture e di strumentazioni idonee allo svolgimento delle attività di indirizzo, nei limiti dell’obiettivo regionale dell’organico dell’autonomia e secondo criteri di equilibrio ed equità territoriale.
Ancora Vittorio Trifoglio propone come argomento “La gestione della GPU nei progetti ISE”, un’operazione centrale per lo stato di avanzamento dei progetti, che richiede una corretta gestione da parte della scuola. Riconoscendo che il possesso di conoscenze di natura procedurale sia condizione necessaria per poter operare correttamente nell’utilizzo della GPU, il contributo si propone di fornire indicazioni puntuali con l’obiettivo di dare un supporto fattivo per una corretta compilazione delle diverse sezioni della piattaforma.
Mario Maviglia e Laura Bertocchi propongono una significativa riflessione su “Il dirigente scolastico e la sua ombra”, in cui l’ombra rappresenta quei fattori che, nell’agito del DS, entrano in gioco e poco hanno a che fare con la razionalità, ma che, nondimeno, ne influenzano il comportamento. Si tratta di quella parte “nascosta” della personalità del dirigente che guida e condiziona quella più “palese”, esibita esternamente, anche entrando in contraddizione con quest’ultima. Come dire che anche nel dirigente albergano istanze di segno opposto, come riconosce la stessa psicoanalisi, che attribuisce all’Io la funzione di governarle in modo adeguato per consentire al soggetto di adattarsi in modo sufficientemente buono al contesto in cui opera; come accade al DS quando, preoccupato del rispetto (spesso ossessivo e pedissequo) delle norme, blocca la vitalità dell’istituzione scolastica che dirige nascondendo così una profonda paura a confrontarsi con la realtà che dirige.
Stefano Pagni Fedi partecipa il contributo “Per una formazione efficace e una valutazione formativa del personale docente” ponendo come incipit la constatazione che l’attuale “scenario” socio culturale ed economico, caratterizzato dalla rapidità dei cambiamenti a ogni livello, rende velocemente “obsolete” le conoscenze apprese e ne esige un continuo aggiornamento. Il che ha fatto emergere la necessità di un rinnovamento del nostro sistema formativo e dello stesso profilo professionale del docente, una rivoluzione epocale perché presume il passaggio da un sistema scolastico il cui fine è stato la trasmissione dei saperi e del saper fare a quello di una scuola che vi aggiunge la competenza a “imparare a imparare” per tutto l’arco della vita, a saper essere, riflettere e “stare al mondo”.
Mario Di Mauro, per la rubrica La Scuola in Europa, presenta “La Francia e la sua scuola come sistema di promozione e di sviluppo sociale”, sulla scorta del recente scioglimento del famoso istituto INRP (Institut National de RecherchePédagogique) per farlo confluire nell’ENS (École Normale Supérieure) di Lyon, il cuore pulsante di ogni iniziativa nel campo della ricerca. Importante tra l’altro l’ex istituto come centro di documentazione pedagogica di particolare raffinatezza per i tanti materiali selezionati disponibili e da tutti facilmente fruibili. Il contributo si sofferma sullo straordinario valore delle due istituzioni e affonda le sue riflessioni sull’impianto del sistema educativo francese.
Gianluca Dradi mette a fuoco l’“Accesso ai nominativi dei beneficiari del FIS e condotta antisindacale” traendo spunto dalla pronuncia del Consiglio di Stato 7064/2022, in cui la corte ribadisce che la base giuridica (art. 6 del CCNL 2006) che legittimava l’accesso ai nominativi dei percettori del FIS è stata abrogata dal CCNL 2018, ed il vigente contratto collettivo non prevede l’informativa alle OO.SS. sui nominativi del personale utilizzato nelle attività e nei progetti retribuiti con il FIS e, come tale, non fonda un interesse specifico, concreto e attuale all’ostensione dei suddetti dati personali.
Vittorio Venuti, per la rubrica di Psicologia, si sofferma su “Competenze e atteggiamenti per riuscire a scuola e nella vita”, riconoscendo come fondamentale che gli insegnanti si impegnino a guardare il “come è” del discente, quale che sia la sua età, la classe o il tipo di scuola che frequenta, perché è irrinunciabile conoscere il suo modo di essere, la consapevolezza che ha di sé, come esplica le competenze percettive, l’attenzione, il suo modo di stabilire rapporti con gli altri, la fiducia che ha in sé stesso, la capacità di pensiero, la curiosità, la determinazione o la grinta. Ma altrettanto importante è coltivare l’“accorgersi” nell’alunno, ossia l’attenzione verso sé stesso, gli altri e altro, perché accorgersi significa dare un corpo a sé stessi e alle cose, dare valore al pensiero e a tutto ciò che si ha a fianco.
Vincenzo Casella, per lo sportello assicurativo, si interessa dell’“Impiego delle lampade UV-C per la disinfezione dei locali”, in risposta al quesito di un’istituzione scolastica che vuole sapere se la polizza assicurativa copre da eventuali sinistri o danni agli studenti e al personale, cagionati dall’uso delle lampade UV-C, installate quest’anno e che saranno messe in funzione nelle aule. X