Chi salverà la scuola?

Editoriale a cura di Vittorio Venuti

Con circolare 15184 dell’8 febbraio c.a., avente come oggetto “Episodi di violenza nei confronti degli insegnanti e del personale scolastico”, il Ministro Valditara, dicendosi giustamente preoccupato per il “recente allarmante aumento di episodi di violenza nei confronti del personale scolastico, posti in essere, anche nel corso delle lezioni” ha giustamente invitato i dirigenti scolastici a segnalare tempestivamente gli illeciti al competente Ufficio scolastico regionale, che, vagliata la segnalazione, la inoltrerebbe al Ministero per il possibile seguito nei riguardi dell’Avvocatura.

Preoccupazione che fa onore al Ministro e che dovrebbe far sentire il personale della scuola rassicurato e, anche, tenuto da conto. Apprezzabile iniziativa, dunque, che ribadisce l’importanza “di preservare il clima di rispetto, responsabilità e serenità che, assicurando la qualità delle attività didattiche, garantisce il diritto allo studio, nell’ottica di una sempre più forte alleanza tra scuola, famiglie, alunne e alunni”.

Al riguardo, non possiamo tacere della recentissima minaccia di morte al Prof. Fabio Muccin, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Alberto Manzi” di Cordenons, che, dopo una serie di intimidazioni, infine è stato minacciato di morte: “Se non lo fai [togliere due note ricevute da un bambino di classe prima] vengo lì, ti porto dall’altra parte del confine e ti riempio la testa di proiettili che non ti riconoscerà neanche tua madre”. Ovviamente, il dirigente - al quale va la nostra totale solidarietà - ha sporto immediata denuncia.

Attenzione ancora più apprezzabile, quindi, questa del Ministro, segno di vicinanza in un periodo in cui la scuola continua ad arrancare nel suo ormai cronico affanno. Però... però, non possiamo non rilevare che gli interventi del Ministro, da quando ha assunto l’alto incarico, sembrano viaggiare a margine delle problematiche reali della scuola, in alcuni di essi evidenziando un carattere sanzionatorio e una visione educativa in qualche modo difforme da quella che le istituzioni scolastiche cercano di perseguire.

Il ricorso all’Avvocatura per la risoluzione di episodi di violenza agiti da studenti nei confronti del personale, viene associato all’incidenza che tali episodi hanno sulla “qualità delle attività didattiche” - senza considerare che, per altro verso e per altra situazione - questa dipenda marginalmente dalle scorrettezze degli studenti e, invece, in maniera più importante dalle stesse disposizioni ministeriali e dalle norme che regolano il sistema d’istruzione, non sempre chiare e a volte contraddittorie. Per quanto i docenti si diano da fare per garantire la qualità del servizio scolastico, d’altra parte devono fare i conti con una considerazione sociale del ruolo sempre più scadente, complice anche la politica scolastica, che, di certo, negli ultimi decenni non ha brillato per saggezza organizzativa e ha manifestato verso i docenti molta disattenzione, finendo con il mortificare quella stessa qualità tanto giustamente invocata.

Certamente il Ministro ha, incolpevolmente, ereditato l’attuale situazione del sistema scolastico, già duramente penalizzato dal famoso piano di “razionalizzazione” dell’anno scolastico 1999/2000, che ha accorpato, irrazionalmente, migliaia di plessi scolastici, con inevitabili ripercussioni sulla qualità dell’istruzione. Adesso, in questo preciso momento storico, con una scuola che da allora non si è più ripresa, si prospetta un’altra razionalizzazione, simpaticamente chiamata “dimensionamento”, a causa della denatalità, che prevede l’accorpamento di circa 700 scuole, con una penalizzazione che toccherà significativamente (70%) le regioni meridionali: la Campania subirebbe 140 fusioni, la Sicilia 109, la Calabria 79, la Puglia 66, la Sardegna 45, il Lazio 37. Di riflessosi verificheranno tagli su Dirigenti, Direttori SGA, personale ATA. In questo modo si salvaguarderà la qualità della scuola? Si saneranno le carenze degli edifici scolastici? Si migliorerà il prestigio degli insegnanti?

Nel momento in cui si parla di denatalità, ci sarebbe da mettere in campo una politica di riscatto della scuola, prevedendo classi con meno alunni e investendo sull’immagine e sulla formazione dei docenti. E non si facciano raffronti con le altre nazioni, tirando fuori il rapporto docenti-alunni, perché non è veritiero, già solo per il semplice fatto che la scuola italiana persegue una logica inclusiva ospitando migliaia di bambini e ragazzi con disabilità (316 mila, il 3,8% degli iscritti, nell’anno 2021/2022), con l’impiego di migliaia di docenti di sostegno (oltre 207 mila), che alterano quel rapporto.

Dal Ministro, oltre alle circolari che sostengono a forza il rispetto per la scuola e gli insegnanti, vorremmo una politica che facesse gli interessi della scuola e del personale che vi lavora, certi che questo vorrebbe dire fare gli interessi degli studenti, delle famiglie e, di rimpallo, della società intera.

Altrimenti, chi salverà la scuola?

Gli articoli di questo numero:

Tullio Faia apre focalizzando l’attenzione su un argomento che interessa da vicino molti docenti e dirigenti, “La conduzione del colloquio per i docenti in anno di prova e formazione”, corrispondendo alle prescrizioni del Decreto 16:08:2022 n. 226, nel quale si riconosce prioritariamente che il percorso di formazione e periodo di prova annuale in servizio è finalizzato specificamente a verificare la padronanza degli standard professionali propri della professione docente. Il contributo evidenzia le fasi del colloquio, a partire dalla fase preparatoria fino alla fase della valutazione.

Filippo Sturaro propone “Le nuove linee guida per l’orientamento” secondo il D.M. del 22.12.2022 n. 328, che dà attuazione alla riforma del sistema di orientamento nell’ambito della Missione 4c - componente 1 del PNRR finanziato dall’Unione Europea. Si segnala che le nuove Linee guida riflettono l’esigenza di sistema strutturato e coordinato di interventi di orientamento che riconosca i talenti, le attitudini, le inclinazioni e il merito degli studenti, accompagnandoli nella costruzione di un loro progetto di vita, anche di natura professionale.

Francesco G. Nuzzaci introduce una riflessione su “La sospensione dal servizio e dello stipendio nelle more del trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale: analisi di una decisione invero stravagante”, alla cui base pone la segnalazione di una dirigente scolastica, con corredo documentale, inerente la sua sospensione cautelare dal servizio e dallo stipendio nelle more del trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale e l’assunzione di comportamenti lesivi del prestigio e della funzionalità dell’ufficio.

Pietro Netti incentra il contributo su “L’estromissione del comitato di valutazione dei docenti dall’utilizzo della quota dei fondi MOF per la valorizzazione del personale scolastico tra norma e contratto”, come si rileva dal CCNI 2020-2021 e confermato nei successivi 2021-2022 e 2022-2023. Il Contratto sembra avere estromesso, di fatto, il comitato di valutazione (esteso alla componente genitori/alunni e membro esterno) e disattivato la legge 107/15, riconducendo l’utilizzo della somma del bonus integralmente al tavolo contrattuale.

Giacomo Mondelli pone all’attenzione “Prendere parte per dare un senso forte alle scelte educative e didattiche” alla cui base si pone un interrogativo dolente: “si può, oggi, in questo momento e di fronte alle tragedie alle quali quotidianamente assistiamo o delle quali continuamente riceviamo notizia, proseguire, come se nulla fosse, a parlare di educazione o, peggio, per quello che di più sovente capita, di organizzazione scolastica, di metodologia, di didattica?”. Un interrogativo che invita tutti noi alla riflessione al fine di valorizzare i termini che possono supportare la risposta: Sì, “perché per quei bambini e per quei ragazzi la vita sia migliore di quella che vivono. E perché lo sia a scuola, a casa, oggi, domani. Sempre”.

Tullio Faia dopo essersi interessato, nel precedente numero di Dirigere la Scuola, della compilazione del Pei nella scuola secondaria, rivolge l’attenzione al segmento di scuola precedente e descrive, con la consueta chiarezza e precisione le “Indicazioni minime per la redazione del PEI nella scuola Primaria” dando rilievo alle Linee guida per la redazione della certificazione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica e del profilo di funzionamento, pubblicate sul sito del Ministero della salute in data 10.11.2022. Come già nel precedente contributo, le indicazioni si avvalgono della preziosa esperienza e conoscenza dell’autore nello specifico dell’argomento trattato, sezione per sezione. La trattazione è completata dalla presentazione del modello PEI della Primaria preziosamente arricchito di note e suggerimenti in tutte le sue parti.

Rossella De Luca propone “Piano Scuola 4.0 e... Selfie”, evidenziando l’importanza della configurazione degli ambienti di apprendimento in ambito formativo per adeguarli alle esigenze del mondo secondo i riferimenti del Piano 4.0 nelle sue due azioni, Next Generation Classroom e Next Generation Labs. Allo scopo, con il PNRR il Ministero dell’Istruzione (ora anche del Merito) ha investito ben 2,1 miliardi di euro per trasformare 100.000 classi tradizionali in ambienti di apprendimento innovativi. Nel contributo si valorizza l’importanza del SELFIE (Autoriflessione su un apprendimento efficace mediante la promozione dell’innovazione attraverso le tecnologie per la didattica), un utile strumento organizzativo per supportare le scuole nelle attività di analisi e autovalutazione legate all’utilizzo del digitale.

Michela Lella argomenta su “La leadership dell’innovazione”, per rilevare la difficoltà a riscontrare la presenza, nelle organizzazioni, di un numero elevato di buoni leader: al contrario, sembra che aumentino e abbondino quelli autoritari, che credono ancora nella forza del potere dipendente dal ruolo esercitato, in qualche modo compromettendo il riconoscimento del capo quale leader dell’organizzazione e falsando l’innovazione. Si evidenzia ancor più la necessità di un modello di leadership che sappia guardare allo sviluppo delle risorse umane.

Filippo Cancellieri concede una pausa distensiva con “Non ci resta che ridere: il valore socio-educativo dell’umorismo”. Questo dell’umorismo è argomento caro anche alla psicologia, come contraltare alla estrema serietà o rigidità che comprime asfitticamente la vita, agendo sugli schemi di controllo consolidati. Come rilevato in sede sperimentale, l’utilizzo dell’umorismo nella didattica, e più in generale nelle relazioni di lavoro, può avere risvolti anche altamente positivi. La materia – avverte l’autore -, benché evochi divertimento e leggerezza, va però maneggiata con prudenza, perizia e consapevolezza.

Mario Di Mauro, per La Scuola in Europa, avvia il suo contributo all’insegna di una domanda: “Il comunicare umano, più filosofia del linguaggio o scienza cognitiva?”. Un problema - suggerisce l’estensore dell’articolo - “in apparenza senza capo né coda, in realtà dentro cui scavare e tanto di più perché a scuola non sono solo due menti e due linguaggi che si parlano, ma sono anche due menti alle prese con realtà sempre più a tinte forti e perciò sfuggenti alla comprensione”, un problema evoluzionistico ed evolutivo, che origina dai modi in cui si articolano i suoni del comunicare, i cui caratteri i bambini acquisiscono dagli adulti ben prima di parlare.

Stefano Callà per la rubrica casi di scuola nel suo pezzo “Il ricorso in materia disciplinare degli alunni agli accordi integrativi o sostitutivi del provvedimento” si occupa delle sanzioni disciplinari da irrogare agli alunni proponendo una soluzione alternativa al provvedimento autoritativo al fine di pervenire ad una determinazione concordata con la famiglia dell’alunno della sanzione disciplinare più adeguata da applicare al caso concreto. Si tratta di vagliare la possibilità del ricorso all’istituto dell’accordo integrativo o sostitutivo del provvedimento di cui all’art. 11 della legge n. 241 del 1990.

Vittorio Venuti, per Psicologia della gestione, si sofferma su “Impegno prioritario della scuola: insegnare a pensare”, in ragione del fatto che, fin dal primo momento, il bambino arriva a scuola con strutture di pensiero elaborate nell’ambito della relazione affettiva con i propri genitori e nella più ampia cerchia relazionale che lo ha interessato e che continua ad interessarlo e a coinvolgerlo. Una competenza, quindi, il pensiero, che emerge dall’intreccio delle capacità cognitive, possedute al momento, con la dimensione emozionale che si connette alle esperienze che si vivono e con la dinamicità assicurata dall’intuizione e dalla creatività. Quanto incide la capacità di pensare sull’apprendimento e quanto - e come - se ne tiene conto a scuola, nel rapporto che lega l’insegnante ad ogni allievo oltre che all’intera classe?

Valentino Donà, per lo Sportello Assicurativo, risponde al quesito sulla opportunità per gli insegnanti di stipulare una adeguata e specifica polizza assicurativa per le responsabilità che dovessero eventualmente scaturire dall’attività docente. 

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