Sarà il ritorno dei voti alla primaria a contrastare la maleducazione e l’inciviltà?

Editoriale a cura di Vittorio Venuti

Ci risiamo, dopo una breve vacanza, il voto numerico potrebbe fare presto ritorno alla scuola primaria. L’annuncio è della sottosegretaria al MIM, Frassinetti, e la proposta è già stata avanzata al Ministro Giuseppe Valditara. Il voto, sostiene Frassinetti, donerebbe nuova autorevolezza ai docenti, superando così il disagio dei professori che devono rinunciare al voto per non ingenerare ansia nei ragazzi, e così, forse, eviteremmo che si ripetano episodi come quelli successi nelle scuole a Rovigo (docente fatta bersaglio di pallini sparati da una pistola ad aria compressa) e ad Abbiategrasso (docente accoltellata da un alunno durante la lezione in classe). Ecco trovato il rimedio, dunque, alla deriva dei cattivi comportamenti degli alunni: il voto! In un certo senso, il voto brandito come un’arma, volto a tacitare i genitori, che “finalmente” capirebbero quanto vale il loro figliolo senza più lambiccarsi il cervello per comprendere il senso dei giudizi. Cosa significano “Intermedio”, “Avanzato”, ecc.? Numeri! Ai genitori date numeri, come quelli che hanno avuto quando anche loro andavano a scuola. Numeri, i numeri sono chiari, sintetici, senza tanti fronzoli e chiacchiere inutili!

Ci risiamo! Un avant e indrè (ueh, ueh, ueh, avanti e indrè, che bel divertimento…) che farà sicuramente bene alla scuola, per la ritrovata via della saggezza misurata… e che importa se ancora la scuola si troverà ad avvitarsi su se stessa per non disintegrarsi, se ancora toccherà reinventarsi e inventarsi pedagogie di supporto per continuare a guardare in faccia gli allievi e ritrovare altre motivazioni per giustificare il senso del proprio lavoro, che non è proprio quello di mettersi un metro al collo per misurare il valore dei bambini e delle bambine ridotti a numeri.

Certo i giudizi di cui si parla non erano granché e si è trovato subito il modo di farli corrispondere ai voti numerici, con buona pace di tutti, ma la valutazione, il senso della valutazione non può essere mortificato in questo modo, senza un criterio pedagogico di riferimento, senza una riflessione che non sia una reazione, senza un pensiero che non sia qualificato di destra o di sinistra, senza un ragionamento minimamente articolato e giustificato.

La scuola sta vivendo uno sbandamento letale, che si somma a scompensi, accanimenti burocratici, repentini cambiamenti di carreggiata, misconoscimenti, denigrazioni, dimensionamenti che l’hanno già irrimediabilmente minata. Quali sono le prospettive del nuovo corso? Si dovrebbe comprendere che un processo di rinnovamento virtuoso deve partire dall’esistente e dalla consapevolezza che la scuola è stata sempre più avviluppata in una rete di improvvisazioni gestionali da cui si esige che debba essere liberata.

Si prenda più sul serio la scuola, che non è un presidio buono per piantarci la bandiera di chicchessia, ma una realtà che rappresenta il cuore pulsante della nazione, una realtà da prendere sul serio e sulla quale non possono ricadere le “invenzioni” personalistiche spesso balzane, a volte malsane e, quando apprezzabili, imposte col “retro-pensiero”.

Se la scuola non recupera la credibilità educativa che dovrebbe esserle propria, potremo dire “buonanotte ai suonatori”. Qui non si tratta di essere contro tutto a tutti i costi, non si tratta di apprezzare o deprezzare una parte politica, si vorrebbe solo che non si agisse in conseguenza del personale umore del momento e neanche sopravvalutando la propria esperienza scolastica personale, ma si guardasse all’esistente per comprenderlo e si agisse il confronto con chi la scuola la vive veramente e non fosse rappresentanza estemporanea del pensiero unico. La scuola non è una semplice azienda, è un “organismo” vivente, che implora rispetto!

Ci rendiamo conto dell’emergenza educativa che si sta delineando e che, per quanto apprezzabile, non è con il patrocinio dell’ufficio legale del ministero che si risolverà? Si prenda a riferimento che nei due casi di aggressione alle docenti, si è profilata una guerra di querele e contro querele: l’insegnante querela l’alunno, i genitori dell’alunno querelano l’insegnante. Lascia quantomeno perplessi che si sostenga il ritorno al voto numerico anche come strumento per limitare i casi di ansia che portano a chiare esibizioni di maleducazione e di scarso senso civico.

Gli articoli di questo numero:

Maria Rosaria Tosiani, in previsione dell’avvio del nuovo anno scolastico  nel suo pezzo di apertura di questo numero della rivista intitolato  “Le attività di inizio anno scolastico di competenza del dirigente scolastico”, propone una breve guida agli adempimenti sugli aspetti fondamentali di programmazione e gestione che il dirigente all’inizio di ogni nuovo anno scolastico  è chiamato a curare per garantire il regolare funzionamento pur in presenza di difficoltà che appaiono insuperabili.

Rocco Callà nel suo pezzo “Le direttive che il Dirigente devo fornire al Direttore SGA per l’organizzazione dei servizi cui è preposto”, si sofferma e analizza questo specifico adempimento ritenuto necessario e propedeutico per consentire al Direttore SGA la possibilità di predisporre e proporre il piano delle attività del personale ATA per l’approvazione dello stesso dirigente.

Michela Lella propone l’interrogativo “Dove ci porterà l’inerzia educativa?”, individuando un percorso di consapevolezza pedagogica che si diparta dalla realtà educativa presente oggi nella scuola, assoggettata al divenire storico-sociale e che appare difficilmente plasmabile. L’educazione, infatti, risulta relativamente dipendente dall’impegno umano, essendo per lo più subordinata a situazioni difficili da affrontare e comodamente cedevoli a retoriche qualunquistiche. Considerati i tempi che corrono, l’inerzia educativa si fa sempre più da presso favorendo l’incremento della condizione di stasi. Urgente ristabilire un rapporto tra le generazione all’insegna dell’autorevolezza e della credibilità richiamando gli adulti alla responsabilità educativa.

Filippo Cancellieri si sofferma sui “Fondamenti e orizzonti della didattica semplessa: operare nella complessità”, riconoscendo che richiami e convergenze col costruttivismo si possono rinvenire nell’approccio sistemico e nelle teorie della complessità, sia in riferimento agli aspetti epistemologici che alle implicazioni pedagogico-didattiche. Semplessità è una crasi che mette insieme ‘semplicità’ e ‘complessità’: con immediata intuitività, e riesce ad esprimere quale strategia è messa in campo dagli esseri viventi per affrontare e adattarsi alla complessità circostante. Il campo di applicazione delle proprietà e dei principi semplessi trascende l’aula e la classe ed include l’organizzazione e la gestione degli istituti, offrendo strategie e indicazioni per fronteggiare la complessità.

Stefano Callà, nel suo pezzo  “La decisione a contrarre prevista dal codice dei contratti pubblici” si sofferma su una delle tante innovazioni recate dal nuovo codice dei contratti pubblici. Si tratta della determina a contrarre che nel vecchio Codice di cui al D.Lgs. 50/2016 veniva proprio denominata come “determina a contrarre”, mentre nell’art. 17 del nuovo codice assume la denominazione di “decisione a contrarre”. 

Si tratta di un atto indispensabile e propedeutico per l’indizione delle gare per l’affidamento dei contratti, un atto molto importante poiché con esso si definisce lo scopo che si vuole perseguire ed il modo in cui s’intende realizzarlo.

Marta Brentan ci rimanda agli adempimenti che ricorrono ad ogni avvio di anno scolastico nelle istituzioni che registrano l’avvicendamento dei dirigenti scolastici: “Il passaggio delle consegne tra dirigenti scolastici all’atto della cessazione del servizio”; un adempimento non obbligatorio, perché non sanzionato da alcuna disposizione, ma quanto mai opportuno. Il contributo è corredato da uno schema di verbale del passaggio di gestione, da tenere distinto dal passaggio di consegna tra i Direttori SGA, che riguarda la ricognizione materiale dei beni mobili in dotazione all’istituzione scolastica in contraddittorio con il consegnatario subentrante.

Mario Di Mauro, per La Scuola in Europa, propone la terza parte del discorso incentrato sull’interrogativo: “Più politica o più tecnica la cultura dell’educare ad apprendere tra i banchi di scuola?”, alla ricerca del come rendere ogni sapere buon insegnamento e buon apprendimento per i propri allievi. Nel nuovo contesto di socialità crescente, destinata a mutare lo stesso ruolo dell’Europa nello scenario del mondo, è proprio la scuola europea nel suo complesso a manifestare crescente sensibilità facendo crescere la centralità della relazione didattica e favorendo il coinvolgimento dell’allievo anche nel riflettere sia sul sapere che sul conoscere inteso come conoscersi, distinguersi e considerarsi.

Redazionale: riferisce di “EDISU (Ente Regionale per il Diritto allo Studio Universitario) Piemonte”, che, recentemente ha dedicato un evento/orientamento, rivolto ai dirigenti scolastici e alle scuole, illustrando i servizi che offre a sostegno di studenti e studentesse capaci e meritevoli ma con mezzi economici limitati (art. 34 della Costituzione). Evento fortemente voluto dalla Direttrice Generale di EDISU Piemonte Donatella D’Amico, al fine di raggiungere la totalità dei giovani che si accingono a terminare le superiori e devono scegliere se e come intraprendere un percorso universitario.

Anna Armone, per la rubrica La Scuola nella Giurisprudenza, illustra “Una storia di ‘finta’ libertà professionale dei docenti”, riportando il caso – ampiamente diffuso dalla cronaca - di un’insegnante di storia e geografia dispensata dal servizio per incapacità didattica, a seguito di un accertamento avvenuto nell’unico periodo di insegnamento concretamente valutabile (nei 24 anni di servizio 10 sono esercitati in tutt’altra attività e nei rimanenti 14 i periodi frammentati di insegnamento si riducono a circa 4 anni, essendovi periodi di assenza/malattia/corsi, ecc. che riducono a ben poca cosa l’attività di docenza svolta).

Alessandra Morazzano per la Rubrica i Casi della scuola  propone il caso di una classe di un istituto comprensivo ad indirizzo musicale che viene invitata ad esibirsi in una manifestazione musicale aperta al pubblico con relativo pagamento di un piccolo contributo sotto forma di donazione e si chiede se per tali manifestazioni occorre pagare i diritti d’autore alla SIAE?

Vittorio Venuti e Giacomo Mondelli, per la rubrica di Psicologia della Gestione, portano all’attenzione “Riformiamo la scuola, guardando dalla parte dei bambini e dei ragazzi”, nell’evidenza che, dopo tanto parlare, discutere e, soprattutto, emanare “riforme” sulla scuola, in fondo non si è arrivati a nessuna svolta: tanto rumore per nulla! Fatte salve le realtà scolastiche nelle quali ci si continua ad impegnare per cambiarla, la scuola, nel suo complesso, non fa alcun passo avanti, anzi sembra proprio che rimanga impantanata nelle sue stesse acque. L’errore capitale è stato quello di aver pensato di riformare - e dall’alto - la scuola senza preoccuparsi di prendere in considerazione reale i destinatari a cui i processi di educazione e di istruzione sono rivolti: le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi che la frequentano.

Valentino Donà , infine, per la Rubrica Sportello assicurativo in “Monopattino elettrico” analizza sotto il profilo assicurativo se in caso di incidente avvenuto con tale mezzo  la polizza assicurativa scolastica copre anche questo tipo di evento? X

 

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