Concorso docenti: le metafore su cui fondare la preparazione
Editoriale a cura di Vittorio Venuti
Avviata la stagione dei concorsi, impazzano i corsi di preparazione per migliaia di aspiranti docenti e l’offerta di guide utili al superamento delle prove. Una gran parte di candidati ha già esperienze sia di precedenti concorsi sia di esperienze d’insegnamento in qualità di incaricati a tempo determinato. Eppure si è sempre alla ricerca di consigli, di formule magiche da applicare nello studio, di concetti chiave, di procedure da seguire nella elaborazione della prova simulata, di che peso dare alla legislazione, alle psicologie, alla didattica, all’inclusione… Quanta roba! Non si finisce mai, e non si può finire, perché lo studio è così: inizi e non sai quando sarà ora di smettere. E così dovrebbe essere, perché il vero studio non si esaurisce, incombe: croce e delizia!
Dalla presentazione della Guida al Concorso Docenti di Mondelli e Venuti, edita da Euroedizioni, mi permetto di estrapolare alcuni brevi passaggi significativi e tre metafore che potranno essere utili per esaltare il carattere inclusivo che occorre riconoscere alla scuola, essendo l’inclusione il fondamento che dovrebbe sostanziare lo studio.
«Prepararsi per affrontare un concorso, nello specifico per docenti, è cosa alquanto ardua, che si commisura, sostanzialmente, con le motivazioni che stanno alla base della decisione di farlo, quindi anche con le esperienze e le conoscenze di cui si dispone in merito. Ma non basta! Conta molto la storia che ciascuno ha e i valori di riferimento che l’attraversano; inoltre, conta molto, indubbiamente, anche la gestione dei ricordi dello studente che si è stati e degli insegnanti avuti, comunque da recuperare in maniera critica, primariamente per affermare che “molta acqua è passata sotto i ponti” – fosse anche solo da qualche anno – e che oggi è importante assumere, più discretamente, il ruolo di studente che contempla la figura dell’insegnante al quale potrebbe dar vita. Se si vuol fare l’insegnante, è necessario studiare pensando di esserlo, così da attivare una modalità più strettamente pedagogica di farlo: per ogni argomento appare irrinunciabile chiedersi cosa significhi, cosa chiede di sapere e perché lo si ritiene importante per l’insegnante. Occorre, cioè, affrontare lo studio pensando che il suo scopo non è solo informativo ma anche formativo (e ciò vale anche quando ci si sottopone a un inesauribile allenamento con batterie di test al fine di superare “la preselettiva”).
Per meglio entrare nell’atmosfera, che si vorrebbe introducesse allo studio che ciascuno farà, proponiamo due metafore a cui riferirsi: la metafora della spirale e la metafora dell’orizzonte. Entrambe hanno come protagonista il bambino (quale che sia il tipo di scuola per la quale si concorre), centro pulsante del discorso scolastico. Al riguardo, è corretto precisare che tutti i discorsi, comunque, hanno senso se pongono il bambino o, più genericamente, lo studente al centro.
La metafora della spirale chiede di pensare al bambino già durante il suo concepimento, quando due cellule, insignificanti ciascuna per sé stessa, acquistano un potere straordinario unendosi e divenendo contenitore di quello che sarà il più straordinario dei progetti: il bambino, con le sue enormi potenzialità di sviluppo. Dopo di che, occorre porre questo bambino, per quanto piccolo, come centro su cui si riverseranno le esperienze dall’esterno, raccolte attraverso i sensi, indirizzate verso il cervello e da qui predisposte alla costruzione della mente, l’organo fantasma che determinerà e accompagnerà la sostanza del vivere dell’individuo. La mente non esiste, non ha corpo, ma abita nel cervello e in tutto l’organismo. Già solo da qui si potrebbero fare riflessioni importanti sulla diversità che, comunque, contraddistingue la vita e la definizione di ciascun individuo per chiedersi come questo possa interessare la scuola.
Lo sviluppo del bambino, quali che saranno le sue peculiarità, accadrà seguendo, idealmente, un percorso spiraliforme e ascensionale, con spire che amplieranno progressivamente il loro raggio in corrispondenza delle esperienze che saranno vissute, elaborate e personalizzate. L’area conica della spirale comprende le aree di sviluppo del bambino, inizialmente fuse insieme in un minuscolo punto e poi sempre più distinte: area psichica, cognitiva, affettiva, psicomotoria, sociale.
Riversando questa immagine nel discorso scolastico, lo studente – bambino o adolescente che sia – dovrebbe essere immaginato sempre come potenzialità in evoluzione continua e con la vocazione, inscritta nelle sue cellule, dell’apprendimento continuo. Non si cresce senza apprendimento!
A questa metafora, conseguentemente, occorre sovrapporre quella dell’orizzonte, come suggestione del sapere che si accumula, delle conoscenze che si trasformano in competenze, della capacità di progettare, generarsi e rigenerarsi abbracciando orizzonti sempre più ampi. Si faccia uno sforzo di immaginazione e si collochi il bambino sopra la montagnola delle proprie esperienze, ovvero delle conoscenze che man mano si sommano dentro di lui facendolo crescere come persona che si colloca sempre di più nel mondo, come persona che si autorealizza. Per semplificare, possiamo immaginare le sue conoscenze come un’enciclopedia che abbraccia tutti i suoi saperi, che aumenta di volume continuamente sollevandolo sempre di più. Il suo orizzonte si amplia in ragione del sapere e della conoscenza che gli consentono di comprendere sempre più cose, abbracciare punti di osservazione diversi, andare con lo sguardo sempre un po’ più in là.
La scuola ha questi due compiti: far crescere, in tutti i sensi e nella maniera migliore, l’alunno e aiutarlo ad allargare sempre più il proprio orizzonte, andando molto al di là di ciò che la scuola, come contingenza, possa riuscire a fare. L’insegnante è quindi il tramite perché questo avvenga, perché allo studente si consenta di trapassare le Colonne d’Ercole, laddove finiva il mondo conosciuto, per scoprire ed arricchirsi sempre di più di “altro”. Attraversare le Colonne d’Ercole è un diritto che compete a tutti gli alunni, ciascuno secondo le proprie risorse, impegnate nel miglior modo possibile».
La stessa preparazione al concorso, in fondo, comporta di attraversare le Colonne d’Ercole.
Gli articoli di questo numero:
Vittorio Trifoglio mette in evidenza “Linee guida PNRR stem e multilinguismo, fase di progettazione”, rilevando l’ampliamento del quadro delle misure previste per il PNRR scuola attraverso due nuove linee di intervento, che vanno ad incidere sulla realizzazione di percorsi didattici, formativi e di orientamento per studenti e sulla realizzazione di percorsi formativi di lingua e di metodologia di durata annuale finalizzati al potenziamento delle competenze linguistiche dei docenti in servizio e al miglioramento delle loro competenze metodologiche e di insegnamento. Entrambe le azioni concorrono alla creazione di occasioni di formazione innovative che porteranno ad un miglioramento dell’efficacia della didattica e ad una rielaborazione delle stesse proposte didattiche nell’ottica di sviluppo dell’interdisciplinarietà intrinseca, anche favorendo il superamento degli stereotipi di genere.
Michela Lella propone “La scuola nell’epoca della trasformazione digitale”, rilevando l’importanza di un uso consapevole delle tecnologie digitali, che sempre più indirizzano i nostri comportamenti, lo stile di vita, le relazioni che connotano le singole esperienze e i rapporti con gli altri, stante le insidie che possono nascondersi dietro l’uso indiscriminato di tali mezzi. Acquista importanza, pertanto, che la scuola diffonda negli alunni, già a partire dai più piccoli, la consapevolezza delle minacce che si potrebbero nascondere dietro l’uso inadeguato degli strumenti tecnologici.
Francesco Nuzzaci focalizza l’attenzione su “Il nuovo CCNL 2019-2021” esponendo una serie di riflessioni su alcuni aspetti critici presenti nel testo non ancora definitivamente sottoscritto; permangono irrisolte, infatti, alcune criticità che impatteranno sulla quotidianità scolastica, innescando più che prevedibili conflitti tra il dirigente scolastico-datore di lavoro e la RSU. La disamina del CCNL si sofferma, anche e non solo, sulla formazione che dovrebbe essere svolta in orario di servizio nell’ambito delle ore previste per le attività funzionali all’insegnamento.
Nunzio Speciale si occupa de “Il rifiuto e l’omissione di atti d’ufficio: i profili di responsabilità (art. 328 Codice Penale)” richiamando le modifiche in tema di delitti dei pubblici ufficiali contro la P.A. dalla formulazione introdotta dall’art. 16 della Legge 26 aprile 1990, n. 86. Segue una analisi ermeneutica del testo, in particolare dei due commi che si riferiscono al rifiuto di atti d’ufficio urgenti e all’omissione.
Damiano Verda, sulla scia del dibattito che si è acceso intorno all’Intelligenza Artificiale, introduce alla “Storia dei chatbot: da ELIZA A ChatGPT”. Ultimamente, con i più recenti sviluppi ad opera di aziende come OpenAI e non solo, e la creazione di chatbot, (ovvero di programmi in grado di sostenere una conversazione e rispondere automaticamente a messaggi) come ChatGPT, l’obiettivo di produrre una macchina in grado di esprimere un comportamento intelligente sembra diventare più realistico: ad esempio, a gennaio 2023 tale chatbot si è dimostrato in grado di superare l’esame conclusivo del Master in Business dell’Università di Wharton, come riportato da NBC. Andando alla ricerca di possibili applicazioni di questa nuova tecnologia, in ambito scolastico, ci domandiamo: come possiamo usare ChatGPT non per ottenere una risposta, ma uno spunto? Non cioè per delegare, ma per imparare?
Maria Rosaria Tosiani, nel suo pezzo “Affidamento diretto dei contratti pubblici e rispetto del principio di rotazione” dopo aver chiarito che la natura dell’affidamento diretto si sofferma e analizza le modalità di applicazione del principio di rotazione che deve essere rispettato nelle procedure di gara anche sotto soglia. L’affidamento diretto così come prefigurato dal codice dei contratti pubblici non costituisce una procedura formale di gara anche se preceduto dalla richiesta di preventivi, cosicché il dirigente può scegliere discrezionalmente l’offerta che ritiene più conveniente per l’amministrazione.
Stefano Callà, infine nel suo pezzo “Le novità del DL Caivano: i nuovi adempimenti sul monitoraggio della frequenza e la nuova disposizione penale dell’art. 570-ter c.p.” analizza la problematica del rispetto dell’obbligo di istruzione soffermandosi, in particolare, sugli adempimenti relativi al registro dei trattamenti privacy e sulla nuova fattispecie di reato di cui all’art. 570-ter denominata “Inosservanza dell’obbligo di istruzione dei minori” (prima punito con ammenda amministrativa ora con possibile reclusione fino a due anni), imperniata sulla nuova configurazione dell’art. 114 del Testo Unico (d.lgs. n. 297 del 1994) che configura la procedura per attuare la vigilanza sull’adempimento dell’obbligo di istruzione.
Mario Di Mauro, per La Scuola in Europa, propone l’interrogativo “La didattica, le didattiche: come si impara e cosa si insegna a scuola in Europa?” e ne prospetta una lettura determinante richiamando le ben definite finalità socio-cognitive di Marcel Decombis, primo direttore della prima Scuola Europea: “un educare fianco a fianco senza preclusioni e alcun tipo di pregiudizio, tutti preparati su tutto ciò di buono in ogni altra cultura diversa dalla propria e consapevoli di essere istruiti non solo per amare come tutti la propria terra ma anche per vivere tutti insieme per un’unica Europa realmente comunitaria sempre più solida e prospera”.
Vittorio Venuti, per gli Appunti di Psicologia, prosegue nel suo impegno di dare rilievo al contributo che le neuroscienze stanno viepiù apportando ai modi e alle ragioni dell’apprendimento e propone “Apprendere è un obbligo, memorizzare una necessità”. Si apprende perché si è “obbligati” ad apprendere, perché apprendere è nella natura biologica dell’essere vivente, bisogno e necessità che permeano la sua natura e la indirizzano alla ricerca della migliore collocazione nel mondo, del migliore adattamento all’ambiente. Si apprende come si respira, e si respira e si cresce perché sono un fatto naturale, perché nel DNA e nelle cellule dimorano le leggi dello sviluppo, che governano le vie di accesso con l’esterno, l’apprezzamento percettivo, le inferenze emozionali e le conseguenti elaborazioni cognitive già dalla nascita (ma non si può negare la manifestazione di proto-esperienze negli ultimi mesi di gestazione). Come dovrebbe incidere questo nella relazione insegnante–allievo e nel rapporto insegnamento-apprendimento?
Alessandra Morazzano, per I Casi della Scuola, espone “Le azioni del dirigente nel caso in cui, per un posto di collaboratore scolastico, venga individuato un socio accomandante di una S.a.s.”. Considerata la posizione dell’aspirante nella società, la supplenza potrà essergli conferita?
Vincenzo Casella, per Sportello Assicurativo, si interessa a un “Ordine di servizio emesso dal dirigente al fine di organizzare gli ingressi e le uscite da scuola degli alunni”. Cosa succede nel caso in cui un evento, accaduto durante il trasferimento all’interno dell’Istituto, procurasse una lesione fisica ad uno studente?