Non c’è tregua per la scuola!

Editoriale a cura di Vittorio Venuti

Ultimamente si è accesa una discussione dai toni forti sull’inclusione e su ciò che comporta in termini di organizzazione e come valore educativo e formativo non solo per gli studenti per i quali si mette in atto, ma per l’intera comunità, in seguito all’intervento di un noto giornalista, che, sull’argomento scuola, ha notoriamente espressioni di forte riprovazione, avendo uno sguardo più rivolto al passato che non al presente né, tanto meno, al futuro.  Stupisce, in ogni caso, che, pur conoscendo la fonte, ci si accalori ancora a prestarle attenzione, come a confutare una credibilità che, sappiamo bene, non ha – tanto è retriva la concezione di scuola che propugna - né gliela conferisce tout court il prestigio della testata che ospita i suoi scritti.

Fatto è che ci ritroviamo ancora a fare precisazioni, a giustificare, a rilevare e ad esaltare l’impegno meritorio della scuola nel suo complesso e negli specifici messi in discussione. L’inclusione non si tocca, perché è un diritto, perché è un dovere, perché esalta il riconoscimento dell’altro con tutte le sue peculiarità, al tempo stesso esaltando il senso della fratellanza, dell’accoglienza, della condivisione, della cooperazione. Chi nega questo è fuori dal tempo e si attorciglia attorno al “punto morto” dei propri pensieri e della propria cultura (che non è solo quella data dai libri letti o pubblicati).

Più preoccupante appare invece, il constatare che la scuola continui ad essere al centro di attenzioni che si riversano su di essa, pretendendo ascolto e trasformazioni anche di tipo strutturale senza tregua, da un lato senza lasciare spazio per la comprensione e l’apprezzamento di quel che si richiede e, dall’altro, senza che si chiariscano i punti sui quali la missione della scuola trova il maggior impaccio organizzativo e di svolgimento. Pensiamo al ridimensionamento in atto e a come si sia modificata, nel tempo, la geografia delle istituzioni scolastiche: da una presenza capillare sul territorio nazionale si è passati ad una distribuzione centellinata; i capi d’istituto sono diventati dirigenti e, di fatto, espropriati delle competenze educative che li contraddistinguevano e che dovrebbero ancora possedere (non foss’altro che per dare riferimenti pedagogici attendibili e di sicura ispirazione comune).  Sono diventati “dirigenti” (un titolo che si è rivelato essere fortemente seduttivo) con mansioni da manager e con responsabilità - dilatate all’inverosimile - che attengono ad un numero anche eccessivo di plessi e umanamente impossibili da gestire bene come si dovrebbe (un grazie immenso dovrebbe essere rivolto ai loro collaboratori, che, peraltro, non godono del rispetto che sarebbe loro dovuto).

Il dimensionamento recente ha evidenziato accorpamenti impressionanti, tra i quali eccelle la “costruzione” di un istituto con 33 sedi distribuite su sette comuni in Calabria. Caso non unico di scuole con decine di sedi sparse. Si può arrivare a tanto in obbedienza a parametri numerici, peraltro autoimposti? Quale qualità si pensa che si potrà perseguire? Quale segnale di “nuova” scuola si evince? Come sia possibile tanto silenzio intorno!

Si pensa sinceramente che vada tutto bene così? Quale idea di scuola si vuole perseguire? Come si è modificato il senso della scuola oggi e quale significato formativo dobbiamo attribuire all’accoppiata insegnante-alunno e alla relazione insegnamento-apprendimento? Crediamo ancora che la scuola debba essere una comunità educante e che la relazione sia alla base dell’essere, dell’esistere e del consistere individualmente e insieme?

Gli articoli di questo numero.

Francesco Nuzzaci riprende le sue riflessioni su “Il nuovo CCNL 2019-2021” (la prima parte sullo scorso numero di dicembre ’23), mettendo a fuoco alcuni aspetti critici presenti nel testo definitivamente approvato il 18 gennaio 2024, in particolare soffermandosi sulle sanzioni disciplinari ai docenti e sulla valutazione delle prestazioni professionali. Per quanto riguarda la prima questione, in ragione della intransigente posizione dei sindacati, per i docenti permane in essere il sistema disciplinare normato negli articoli 492-501 del Testo Unico della scuola.  Per quanto riguarda la seconda questione, così come non era avvenuto nei precedenti testi negoziali, anche in questa circostanza non si evidenzia alcun riferimento in merito.

Rossella De Luca propone la prima parte di un argomento di estrema attualità e con il quale tutti siamo già chiamati a confrontarci: “Orientamenti etici per gli educatori sull’uso dell’intelligenza artificiale e dei dati nell’insegnamento e nell’apprendimento”. In ragione del fatto che ci si trova tutti di fronte a una rivoluzione culturale globale, che postula nuovi paradigmi educativi, ma anche grande capacità di mettersi in gioco e soprattutto notevole impegno di approfondimento e riflessione rispetto alle nuove problematiche e sfide che ci attendono, il contributo si propone come approfondimento del documento che la Commissione Europea ha pubblicato nel 2022.

Vittorio Trifoglio  nel suo pezzo “Linee guida PNRR formazione del personale scolastico per la transizione digitale e fase di progettazione”  commenta le istruzioni fornite dal Ministero con il D.M. 66/2023 soffermandosi su progettazione, modalità e tempi  di attuazione. Le istituzioni scolastiche sono chiamate a favorire percorsi educativi e formativi  che siano in  grado di ridurre il più possibile il divario tra il sistema di Istruzione e l’innovazione tecnologica che permea l’attuale società tali da permettere, alle  nuove generazioni, di affrontare le sfide poste dal contesto sociale e lavorativo sempre più tecnologicamente evoluto.

Michela Lella propone “La formazione del personale scolastico tra esigenze e priorità”, richiamando all’attenzione la nota n. 141549 del 7 dicembre 2023, concernente le istruzioni operative relative alla formazione del personale per la transizione digitale nella didattica e nell’organizzazione scolastica, il cui valore si registra, principalmente, nella riconosciuta  capacità, attribuita a quella singola istituzione scolastica, di rendere efficaci i percorsi di insegnamento e, di conseguenza, stimolare l’apprendimento significativo in tutti gli studenti.

Filippo Sturaro, in “Docenti neoassunti: il bilancio iniziale delle competenze”, richiama l’attenzione sulle disposizioni concernenti il percorso di formazione e di prova del personale docente ed educativo, che ne prevedono una prima stesura entro il secondo mese dalla presa di servizio. Si tratta di un documento la cui elaborazione accurata consente al docente neoassunto di auto-valutare le proprie competenze e di individuare elementi sui quali far convergere maggiormente l’attenzione del tutor durante il periodo di prova.

Gianluca Dradi riflette su “Mobbing, strainbing e stress lavoro-correlato, l’evoluzione giurisprudenziale”, traendo spunto da una serie di ordinanze della Corte di Cassazione relative a casi di docenti che lamentano azioni ostili da parte di dirigenti scolastici, dal demansionamento alla rimozione da una classe e attribuzione della sanzione disciplinare della censura, con evidente esposizione a situazioni di stress e conseguenti danni alla salute.

Anna Armone tratta di una “Questione di Privacy: la comunicazione ai controinteressati”, ponendo in rilievo che il ricorso in materia di accesso deve essere notificato a tutti i soggetti individuati o facilmente individuabili - in base alla natura del documento richiesto -, che dall’esercizio dell’accesso vedrebbero compromesso il loro diritto alla riservatezza. Nel contributo si rappresenta il caso emblematico del reclamo di una madre che, facendo seguito ad una sua richiesta di accesso alla documentazione amministrativa, lamenta che copia della sua istanza sia stata inviata ai controinteressati corredata del suo nominativo, nonché dal suo numero di telefono e l’allegata copia del documento di identità.

Vittorio Venuti, per Psicologia della Gestione, pone al confronto “Dall’azione alla capacità di elaborare un linguaggio interno”, ovvero una capacità di pensiero che, evolvendo dalla semplice constatazione che ogni azione produce effetti all’esterno o all’interno di sé, promuove il linguaggio interno, quindi la consapevolezza di sé e dell’altro, di una realtà esterna che si allarga progressivamente dal concreto all’astratto in corrispondenza di una modalità di pensiero che si fa sempre più critico fin oltre l’introspezione. Si può affermare che il futuro, anche scolastico, del bambino deriva dall’accostamento di un’azione - anche la più semplice -, alla percezione – anche minima - del suo significato. Porre attenzione a questo legame e porlo alla base di qualsiasi proposta appare irrinunciabile, perché sostanzia il fine stesso della scuola.

Stefania Cera, per I Casi della Scuola, parla della “Responsabilità del Dirigente Scolastico nella gestione della flessibilità oraria del personale ATA”, esponendo il caso di un collaboratore scolastico che, a seguito dell’assegnazione del personale collaboratore sui vari plessi di un IC, fa richiesta di usufruire di un orario flessibile per esigenze legate a motivi personali relative al figlio minore con età scolare. A quale quadro normativo farà riferimento il dirigente scolastico?

Mario Di Mauro, per La Scuola in Europa, incentra il suo intervento attorno allo stimolante titolo “Gli afrodiscendenti in Europa tra chi studia e chi insegna nel vecchio mondo” all’insegna dell’ambizioso interrogativo: In quanti e in quali modi si conformano i caratteri umani di una inedita discordante comunanza di civiltà? Alla base del trattato si pone la questione dello schiavismo che ha visto la deportazione di molte migliaia di africani. Quale il loro percorso? Per affinità, cosa potrà essere l’Unione Europea per il continente africano? È recente la decisione della Commissione europea di nominare un commissario appunto per gli affari africani.

Ada Maurizio, per la rubrica CPIA, argomenta su “Il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero: dubbi e criticità”. Gli adulti e i minori che chiedono di iscriversi ai CPIA si evidenziano per il fatto che possiedono titoli di studio accademici e specializzazioni oppure, per contro, nessun titolo di studio né scolarizzazione. Peraltro, tra i due estremi si collocano tutti coloro che, quando hanno lasciato il proprio paese per ragioni economiche o in fuga da guerre, dalla povertà e dalle emergenze climatiche, hanno anche interrotto il percorso di studi. Si determina, in tal modo, una problematica molto importante e delicata da gestire.

Vincenzo Casella, per lo Sportello assicurativo, propone come argomento le “Assemblee studentesche”, ovvero quelle situazioni che si determinano negli istituti secondari di secondo grado e nelle quali i docenti non prestano, a qualunque titolo e per nessuna fascia oraria, ore di servizio. Ci si chiede se, pensando all’incolumità fisica dei minori, sia lecito quanto praticato dai docenti e poi, in buona sostanza se, nel caso di sinistro, la polizza assicurativa copra il danno.

La Casa Editrice Euroedizioni Torino S.r.l. è una società che si occupa prevalentemente di problemi organizzativi e gestionali delle scuole di ogni ordine e grado, sia sotto l'aspetto pedagogico-didattico che sotto quello amministrativo-contabile; a tal fine fornisce informazioni, consulenza, riferimenti interpretativi, formazione anche on line, supporti operativi, edizione di testi per la gestione delle istituzioni scolastiche, manuali per la preparazione ai concorsi del personale scolastico. 

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