Cosa succede alla scuola e perché non corre ai ripari?

Editoriale a cura di Vittorio Venuti

La scuola appare sempre più come un pugile “suonato” costretto all’angolo, incapace di raccogliere il residuo di energie che possiede e da lì, dall’angolo, spostarsi intercettando altri spazi.

D’accordo, la scuola non è un pugile e non deve intraprendere alcuna lotta, però non può offrire di sé l’immagine di chi continua a sottostare alla gragnuola di colpi che le arrivano dall’interno e dall’esterno. Nella prima considerazione rientrano gli effetti di una burocrazia sempre più ingombrante e fastidiosa, che contribuisce a sospingerla verso un sempre più preoccupante stato comatoso, di smarrimento pedagogico a fronte di un’emergenza educativa sempre più robustamente complessa. Nella seconda considerazione rientra l’incremento e l’aggravarsi (nei modi e nella sostanza) delle aggressioni anche fisiche che continuano a registrarsi nei confronti degli insegnanti e degli stessi dirigenti scolastici.

Si dirà che, rispetto alla consistenza numerica della popolazione di docenti e dirigenti presenti nelle scuole, i casi sono, comunque, numericamente contenuti, però sappiamo che stiamo affermando una sciocchezza, perché anche un solo caso deve comunque far suonare un campanello d’allarme. Si può senz’altro plaudere alla sollecita attivazione dell’Avvocatura dello Stato per tutelare il malcapitato personale e la stessa scuola, ma qualche interrogativo la scuola deve pur porselo, sia a monte (il sistema scolastico come si è definito da qualche decennio a questa parte rispetto ai suoi significati e alla sua missione) sia a valle del problema, relativamente alla capacità di affrontare la mutata fisionomia degli studenti (già a partire dalla scuola dell’infanzia) e dei genitori che stanno alle loro spalle, ma che troppo frequentemente non disdegnano la via della contestazione ricorrendo anche alla volgarità e alla violenza fisica.

Si è viepiù disegnato uno scenario nel quale muoversi, per docenti e dirigenti, si è fatto difficile. Da che parte stare? Chi o cosa sacrificare a queste assurde e deprecabili ingerenze? Del resto, è il caso di ammetterlo, cosa chiedono, i “piani alti”, alla scuola? Cosa possono chiedere i dirigenti agli insegnanti, così stressati come loro stessi sono nella loro multiforme ubiquità, che li vede, in ogni caso, soggetti a responsabilità che si autorigenerano come la coda delle lucertole.  

La scuola – per fortuna ci sono molte eccezioni – sembra precipitata in un “cul de sac”, un vicolo cieco, e si trova nella urgente necessità di intercettare una via di scampo, recuperare la boccata d’aria e riprendere il dialogo con sé stessa, con gli studenti, con le famiglie. Rifondare il Patto di Corresponsabilità e, soprattutto, riscoprire la propria forma per continuare a formare, la propria educazione per continuare ad educare, la vocazione a stare nell’attualità e ad interpretarla incessantemente, il desiderio di rappresentarsi come luogo di confronto e di scambio con alunni e famiglie, di rifuggire l’idea dell’asservimento e sentirsi istituzione forte tra le istituzioni, di non aver paura ma anche di non essere presuntuosa.

Intanto, la prima cosa da fare è promuoversi alcune riflessioni, fondamentali per scardinare stereotipi sull’arte di insegnare e di imparare. Nulla può affermarsi in merito che non preveda almeno una doppia considerazione programmatica: se si deve insegnare, bisogna saper apprendere; se si deve apprendere, bisogna saper insegnare, ovvero comunicare, al meglio, quel che si apprende; se si vuole educare al pensiero critico, bisogna saperlo esercitare; insegnare ed imparare possono realmente accadere solo in uno spazio che sia governato dalla logica della reciprocità, per cui formatore e formante si alternano scambiandosi continuamente le parti.

Il discorso, comunque, sarebbe incompleto se non contemplasse un dialogo con studenti e famiglie, se non tenesse conto delle loro domande esplicite ed implicite, se non accettasse di condurre un confronto critico tra le proprie e le altrui aspettative, tra le proprie e le altrui richieste, esigenze, disponibilità. Tra scuola e famiglia occorre dar vita ad un ininterrotto dialogo formativo, che veda l’una e l’altra contemplarsi e rispecchiarsi con l’impegno di comprendersi e allineare evidenze e linguaggio.

Gli articoli di questo numero:

Tullio Faia riprende un argomento avviato sul numero di ottobre 2023 e tratta di “Come creare idonei strumenti di comunicazione tra l'istituzione scolastica e le famiglie”, evidenziando l’importanza, da parte della scuola, di riconoscersi come un sistema aperto, capace di allargare il proprio orizzonte formativo e operativo al contesto sociale, economico e territoriale e di esercitare verso di esso un ruolo attivo e propositivo. In ragione di ciò, e per la sua natura, rispetto ad altre Amministrazioni il sistema scuola presenta peculiarità e connotazioni tali da distinguerlo da altri sistemi, per la pluralità di soggetti concorrenti alla realizzazione di un “prodotto”, per la molteplicità di reti di relazioni fra i costituenti, per la decisionalità diffusa.

Rossella De Luca propone la seconda parte di “Orientamenti etici per gli educatori sull’uso dell’intelligenza artificiale e dei dati nell’insegnamento e nell’apprendimento”, riprendendo la riflessione già avviata sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale nell’ambito dell’istruzione ed estendendola alle considerazioni e ai requisiti di ordine etico sottesi agli orientamenti. Pur non essendo necessario possedere conoscenze approfondite rispetto al funzionamento dell’intelligenza artificiale, è però fondamentale avere consapevolezza che i comportamenti umani e sociali lasciano tracce, una miriade di dati (big data), che sono archiviati per poter essere successivamente utilizzati per misurare, prevedere, programmare. Nell’elaborazione degli Orientamenti, la Commissione UE ha individuato quattro aspetti fondamentali sottesi all’uso dell’IA in ambito educativo: intervento umano, equità, umanità, scelta giustificata.

Stefano Pagni Fedi offre alla riflessione il confronto fra “I programmi del concorso infanzia e primaria del 2024 e del 2021”, certo che, dal confronto, si possano trarre utili indicazioni in rapporto alla formazione e riqualificazione del personale docente e dirigente. Una analisi del confronto, infatti, consente di dare risalto alle varianti, ovvero alle aggiunte e/o modifiche dell’ultimo testo rispetto a quello precedente, e chiarire, ulteriormente i possibili indirizzi del Ministero sul tema della preparazione dei futuri insegnanti (e anche del personale attualmente in servizio). La riflessione si avvia già da come sia stata prevista la prova scritta, rilevando l’importanza che viene data agli ambiti attinenti gli aspetti pedagogici, psicopedagogici (inclusione compresa) e metodologici didattici.

Anna Armone argomenta su “La condotta del docente nel reato di abuso dei mezzi di correzione”, riflettendo sulla storia di un genitore “difensore del figlio”, che reagisce violentemente nei confronti di una insegnante di scuola primaria aggredendola verbalmente e accusandola di abuso di mezzi di correzione. Nel caso specifico, l’abuso si configurerebbe nell’aver rimproverato in modo sproporzionato uno studente minorenne, umiliandolo. A seguito di ciò, la stessa insegnante veniva aggredita e offesa verbalmente dal padre del bambino, al punto che l’insegnante, ritenendo di essere stata offesa sul piano personale e professionale citi in giudizio il genitore al fine di ottenere un risarcimento per i danni non patrimoniali subiti. Quale sarà stato il verdetto della Cassazione?

Gianluca Dradi  nel suo pezzo "Mobbing, straining e stress lavoro- correlato, l’evoluzione giurisprudenziale" analizza alcune casistiche “scolastiche” del mobbing alla luce della più recente giurisprudenza della corte di Cassazione.  I fenomeni di discriminazione sul luogo di lavoro ricondotti dalla giurisprudenza giuslavoristica alle nozioni di mobbing, ovvero a quella più recente di straining non trovano al momento un’espressa disciplina legislativa. Ai fini dell’accertamento della rilevanza penale di tali condotte di natura vessatoria, i giudici di legittimità hanno ricondotto le figure del mobbing e dello straining a distinte fattispecie di reato, ivi compresa, da ultimo, agli atti persecutori (art. 612-bis cod. pen.).

Filippo Cancellieri  si sofferma sulle questioni che riguardano "L'assistenza degli allievi disabili alla luce delle modifiche apportate al profilo del collaboratore scolastico con il CCNL 2019/2021".  Con l'entrata in vigore del nuovo CCNL  non cambiano sostanzialmente le attribuzioni ed i compiti assistenziali in particolare del collaboratore scolastico che risultano piuttosto nettamente ribaditi,  rimuovendo residue ambiguità delle precedenti sequele contrattuali. Vengono infatti abrogati e riscritti gli articoli 46-50 del vecchio  CCNL del 29/11/2007 precisando funzioni e compiti del profilo professionale del personale ATA, con una possibilità di lettura e decodifica indubbiamente più agevole e semplificata. 

Giacomo Mondelli si sofferma in “Conoscere le discipline" sui riflessi del discorso epistemologico nella promozione della conoscenza a scuola. Si tratta della prima parte di un discorso, l’insegnare per discipline, che coinvolge tutti i gradi di scuola, eccezion fatta per la scuola dell’infanzia. Al di là delle rassicuranti dichiarazioni che nelle scuole si faccia didattica, e di conseguenza si studi, puntando al perseguimento di traguardi di sviluppo delle competenze generali, trasversali, interdisciplinari attraverso interventi formativi che non tengano conto dei confini tra le aree disciplinari, in realtà accade esattamente il contrario, ossia che si insegni, quasi sempre e comunque, attraverso le discipline.

Stefano Callà analizza sotto il profilo giurisprudenziale "La discrezionalità del dirigente scolastico nel conferimento dell'incarico di  RSPP al  dipendente interno", soffermando in particolare sul rapporto fiduciario come elemento di valutazione per effettuare la scelta.

Mario Di Mauro, per La Scuola in Europa, pone la domanda “Opening o Próxima Apertura per informare la gente su una nuova attività commerciale?”, e centra il discorso sulle implicazioni che si legano all’uso della lingua a seguito dell’incessante flusso migratorio che interessa particolarmente il vecchio continente: una bella sfida esprimersi in una lingua informalmente e garantirsi allo stesso tempo il rispetto di ogni memoria e usanza, soprattutto se assoggettate e regolate da quell’unica grande eredità neo-greca quale è oggi in fondo l’inglese-americano. 

Vittorio Venuti, per la rubrica di Psicologia, riflette sulla necessità che la scuola si interroghi sul perché non i riesca ad insegnare divertendo, come sollecitava a fare Maria Montessori e, come lei, altri illustri personaggi della psicologia e della pedagogia. Sotto il titolo “E se lo studio fosse percepito come un gioco?” le sue digressioni in merito. Evidentemente c’è un vizio di fondo: considerare come gioco solo ciò che svaga, che fa ridere, che impegna “gradevolmente” senza richiedere impegno intellettivo o, se lo richiede, esso è comunque inserito in una dinamica comportamentale affidata al protagonismo del bambino che ne sta fruendo. E perché non riusciamo a vedere, con la lente del gioco, elementi che appartengono alla famiglia degli apprendimenti scolastici?

Luciana Petrucci Ciaschini,  per la rubrica, La scuola nella giurisprudenza,  commenta la sentenza della Corte di Cassazione n. 35356 del 18/12/2023 che ha affrontato la questione dell'assegnazione dei docenti ai plessi. Nella sentenza si afferma che "Lo spostamento di plesso non è assimilabile ad un trasferimento".

Stefania Cera  per la rubrica i Casi della scuola tratta del "Furto verificatosi a scuola" e si sofferma sui profili di responsabilità e sugli adempimenti che il Dirigente scolastico è chiamato a compiere.

Valentina Donà, per Sportello Assicurativo, rappresenta il caso della “Richiesta dello studente di non partecipazione al viaggio di istruzione” a cui si era iscritto, perché in concomitanza con una gara sportiva nazionale.

La Casa Editrice Euroedizioni Torino S.r.l. è una società che si occupa prevalentemente di problemi organizzativi e gestionali delle scuole di ogni ordine e grado, sia sotto l'aspetto pedagogico-didattico che sotto quello amministrativo-contabile; a tal fine fornisce informazioni, consulenza, riferimenti interpretativi, formazione anche on line, supporti operativi, edizione di testi per la gestione delle istituzioni scolastiche, manuali per la preparazione ai concorsi del personale scolastico. 

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