La Pedagogia contro la guerra

Editoriale di Vittorio Venuti

Il conflitto esploso tra Russia e Ucraina non limita i suoi nefasti effetti sulle due nazioni, ma li estende, nel presente, al mondo intero, costretto ad assistere ed a partecipare ancora all’assurdità di una guerra originata dalla vertigine e dall’ingordigia del potere; un presente, che nel momento in cui accade, si proietta già nel futuro. Ed il futuro ha gli occhi delle città devastate, delle popolazioni smarrite, dei massacri, dei morti, delle innocenze turbate e bruciate.

La storia non insegna! Contrariamente a quanto siamo disposti a credere, i fatti confermano, ancora una volta, la logica dei corsi e ricorsi storici e che l’essere umano - l’uomo nello specifico -, riesce a raggiungere livelli inauditi di cattiva, sordida e sorda ferocia, bugiarda e infingarda, in ragione di una pulsione distruttiva che gli impedisce di riconoscere l’umanità dell’Altro ed anche la propria.

In quanti, in questi giorni, si sono chiesti quale tipo di infanzia abbia vissuto Putin, quale educazione abbia ricevuto, quali scuole abbia frequentato, quali maestri abbia avuto, quale cultura lo abbia definito, quale emozionalità e quali valori lo abbiano guidato? Quali incompiutezze si celano dietro al suo sguardo e alle sue rigidità mentali ed affettive?

Al di là di queste considerazioni - che non tiene conto, qui, di approfondire - vale la pena soffermarci su ciò che questa guerra - così come la pandemia -, con tutta la dilagante sofferenza che ne deriva, possa insegnare a noi, persone di scuola, per poterne parlare con i nostri alunni coinvolgendoli in una analisi che parta da loro e che penetri nell’argomento fino a disvelarne i valori della fratellanza, della solidarietà, del rispetto, della casa comune.

Diamo valore a quel che sta accadendo per costruire preziosi percorsi di educazione civica già a partire dalla scuola dell’Infanzia nel rispetto del linguaggio e della sensibilità di ciascun alunno, ognuno coinvolgendo secondo le sue peculiarità espressive! Non lasciamo che il loro sbigottimento si anestetizzi! Riflettiamo sul senso dell’aggressività, che, quando viene estroflessa, comunque genera mostri, dal piccolo bullo al grande dittatore.

Inoltre, consideriamo che la guerra sta già approdando in molte classi di molte scuole italiane con centinaia di bambini/ragazzi costretti a fuggire dalle loro abitazioni per cercare riparo qui da noi. La loro presenza impone di adottare delle attenzioni pedagogiche e didattiche, che devono emanciparsi dal turbamento emotivo che possiamo provare accogliendoli, per riscontrare i loro bisogni cognitivi, affettivi, emotivi e sociali. Guardiamo con discrezione l’orrore sui loro volti e concentriamoci sulle capacità interiori che devono riconoscersi per rammendare e riavviare il loro progetto di vita seppure in un ambiente così diverso da quello di origine. È in casi come questi che possiamo apprezzare meglio il concetto di resilienza: arginare lo stress, il trauma e riattivarsi con tutte le proprie forze.

Il dolore di quei bambini è anche il nostro e la scuola deve farsene interprete essendo prima alunna e poi maestra. Solo la relazione educativa, retta dal loro riconoscimento emotivo, cognitivo, affettivo e sociale può mitigarlo e porlo alla base di una consapevolezza nuova, nella quale il sofferto possa aprire ad una progettualità ri-creativa e ri-generativa, alla ricerca di quei valori che dovrebbero porsi alla base della civile e umana convivenza. Ricordiamo l’esperienza di Reuven Feurstein con i bambini scampati alla persecuzione nazista: la forza che permetteva a quei bambini di dimenticare il dramma e di tornare a giocare era la capacità di auto-modificarsi in maniera significativa in virtù della funzione mediatrice di un adulto, familiare o educatore, alla cui cura erano affidati.

Ospitare i giovani ucraini nella nostra scuola è un onore, un dono doloroso e prezioso per gli alunni che li avranno come compagni e gli insegnanti che dovranno accudirli e guidarli, un’esperienza incredibile che li toccherà fin nell’intimo e che li metteranno a contatto dell’indicibile sofferenza e, anche, di un discorso che sarà obbligatorio fare intorno alle ragioni e alle follie dell’attualità per avviarsi alla ricerca di risposte salvifiche, che dovranno porsi alla base del futuro già oggi.

 

Accoglienza e inserimento di bambini ucraini presso

l’IC Lozzo Atestino - DS Alfonso D’Ambrosio.

Panorama degli articoli di questo numero.

Michela Lella prosegue la sua disamina sulle conseguenze della pandemia e, in “Il nostro essere scuola nell’era del Covid”, a fronte delle lacune presenti nella preparazione culturale dei nostri studenti durante la crisi - con performance peggiorate a causa di un uso prolungato della DaD -, rileva l’importanza di dare risalto alla scuola nel suo essere dentro, alla sua essenza di istituzione educativa che riconsidera il presente nella prospettiva di una progettualità generativa di esperienze scolastiche gratificanti e formative per gli allievi.

Filippo Cancellieri riflette sulla necessità di “Rivalutare la scrittura manuale”, proprio in ragione del fatto che le tecnologie digitali stanno decretando la scomparsa della scrittura manuale sostituita dalla digitazione su tastiere, spesso virtuali di tablet ed ipad, o dalle applicazioni di dettatura vocale. Argomento attualissimo che merita di essere considerato seriamente, specie in questo momento in cui le linee guida federali degli USA prevedono che la scrittura scolastica a mano si interrompa dopo il primo anno della primaria, mentre in Germania e in Finlandia il corsivo viene reso facoltativo.

Filippo Sturaro espone “Funzioni e compiti dei Centri Territoriali si Supporto (CTS)”, ai quali il D.M. 19 novembre 2021, n. 328 ascrive l’obiettivo di garantire la presenza sul territorio di istituzioni scolastiche di riferimento di: consulenza, formazione, collegamento e monitoraggio a sostegno dei processi di inclusione, diffusione di ausili, sussidi didattici e nuove tecnologie per la disabilità. Di rilievo anche che, per riscontrare meglio i bisogni delle comunità di riferimento, i CTS possano promuovere intese e accordi di rete con altre istituzioni scolastiche, con i servizi sociosanitari, con altri attori istituzionali e non.

Vittorio Trifoglio incentra il suo intervento su “La selezione del tutor e dell’esperto nei progetti PON FSE”, rilevando l’importanza che la figura dell’esperto riveste nella realizzazione del modulo, considerato che ha il compito di attuare l’intervento formativo avendo come focus principale le competenze che gli alunni devono acquisire rispetto agli obiettivi prefissati in fase di progettazione. Sarebbe opportuno che la figura del tutor disponesse di specifici titoli riconducibili alle tematiche da trattare nei moduli formativi.

Stefano Pagnifede illustra “Il profilo professionale dei docenti” ripercorrendo l’evoluzione del profilo nel contratti di lavoro dal 1995 al 2018”. Nella produzione legislativa del periodo considerato, si rafforza la valorizzazione della dimensione educativa e inclusiva della nostra scuola, di prevenzione dei disagi e dei disturbi di apprendimento, si recepisce pienamente il concetto di complessità dello stesso processo formativo, si ripropone come obiettivo centrale della funzione docente lo sviluppo delle potenzialità, delle attitudini ed esigenze formative specifiche di ciascun alunno.

Anna Armone risponde al quesito “Perché nel sistema scolastico non si può parlare di valutazione della Perfomance”, costrutto che si diffonde sostanzialmente nella P.A. a seguito del D.P.R. n. 105/2016 e del d.lgs. n. 74/2017. Per la scuola si fa esplicito rinvio al DPCM 26 gennaio 2016, che, però, non ha disegnato alcun modello. Il sistema scolastico non si adatta allo schema previsto dalle disposizioni in quanto la scuola non può sottostare a modelli economicisti di valutazione, seppure con riferimenti ad obiettivi qualitativi.

Angelo Muratore propone “Il dirigente scolastico tra regolamento contabile ed orientamenti applicativi sul conto consuntivo”, fornendo tutte le indicazioni essenziali per la predisposizione del documento, alla luce del D.I. n. 129/2018, che all’articolo 22 ne descrive la struttura ripartita su conto finanziario e conto del patrimonio, e all’art. 23 ne disciplina regole, modalità e tempistiche da rispettare. L’articolo si completa con un richiamo all’organo di controllo e questioni in merito al parere dei revisori.

Rossella De Luca dibatte su “Il Curriculum dello studente a.s. 2021/2022”, uno strumento che, già previsto nel 2015 dalla legge 107 e dal d.lgs. 62/2017, a partire da quest’anno scolastico sarà a disposizione degli studenti e delle commissioni d’Esame ulteriormente ampliato, con una sperimentazione che coinvolgerà, in prima battuta, solo alcune Regioni. La compilazione del Curriculum avviene su piattaforma informatica e si compone di tre parti: Istruzione e formazione, Certificazioni, Attività extrascolastiche. Secondo le prime informazioni fornite dal Ministero dell’Istruzione, questa terza sezione del Curriculum sarà opportunamente integrata da una riflessione sulle competenze chiave acquisite.

Per I Casi della Scuola, Antonio Di Lello, in “È competenza del Dirigente scolastico l’irrogazione della sanzione disciplinare”, rappresenta il caso del Dirigente di un Liceo scientifico, che ha irrogato una sanzione disciplinare di censura ad un docente con contratto di lavoro a tempo indeterminato per la sua assoluta mancanza di controllo degli alunni, non ritenendo valida la memoria difensiva prodotta dallo stesso docente.

Per la Scuola in Europa, Mario Di Mauro si chiede “Dove comincia e dove finisce l’Europa del nuovo Erasmus Plus 2021 - 2027?”. Il nuovo settennio del programma, infatti, si presenta più aperto e inclusivo del mondo, con quasi raddoppio del budget portato a più di 26 miliardi, di cui il 70% destinato ad iniziative di mobilità comunque finalizzata e il 30% per iniziative dirette alla cooperazione transnazionale.

Per Psicologia della Gestione, Vittorio Venuti invita a riflettere su “La relazione educativa”, quale processo realizzativo dell’individuo. Appare fondamentale, quindi, riconoscere la natura di incontro tra persone, alla cui base l’insegnante pone il riconoscimento adottivo dell’Altro, al fine di fondare il progetto educativo che ci si appresta a co-progettare. La relazione insegnante-alunno assume la sua vera importanza quando produce nell’alunno il desiderio di sapere, di conoscere, di elaborare in maniera creativa ciò che apprende, di interrogare e di interrogarsi.

Per Sportello Assicurativo, Valentino Donà propone la “Procedura da seguire nel caso di azione di rivalsa dell’Amministrazione”, riferendosi al caso di un Istituto che riceve, da parte del MEF - Ragioneria Territoriale, un sollecito in relazione alla rivalsa verso terzi relativa ad un sinistro in itinere con relativo infortunio che ha coinvolto un dipendente.

 

Messaggio ai Sindaci:

«Non vi aspettate idee geniali dal Governo o dal Ministero dell'Istruzione» sui "Mediatori linguistici e culturali".

Chiedete a tutte le donne e uomini ucraini che già vivono nelle vostre città (badanti, camerieri, autisti, commesse).

Loro - oramai bilingue - aiuteranno i bambini a sentirsi un po' a casa.

Per il resto, ci penseranno le bambine ed i bambini italiani a farli sorridere ogni tanto e piano piano ad includersi grazie ad una saggia e serena guida delle tante brave maestre e bravi maestri presenti nella scuola dell'infanzia e primaria.

Guglielmo Rispoli - DS

La Casa Editrice Euroedizioni Torino S.r.l. è una società che si occupa prevalentemente di problemi organizzativi e gestionali delle scuole di ogni ordine e grado, sia sotto l'aspetto pedagogico-didattico che sotto quello amministrativo-contabile; a tal fine fornisce informazioni, consulenza, riferimenti interpretativi, formazione anche on line, supporti operativi, edizione di testi per la gestione delle istituzioni scolastiche, manuali per la preparazione ai concorsi del personale scolastico. 

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