La forza della scuola
Editoriale di Ivana Summa
All’inizio di un nuovo anno scolastico e di una annata di una rivista scolastica, è legittimo porsi una domanda per poter partire con il piede giusto. Che cosa accadrà alla scuola (lasciando sullo sfondo il che cosa accadrà nel nostro paese)? Chi sarà il nuovo ministro? E che cosa farà per lasciare traccia del suo passaggio? Il Ministro che ci ha appena lasciato ha voluto regalarci gli insegnanti di educazione fisica nella scuola primaria e la scuola di alta formazione prevista dal DL 36/2022 che dovrebbe promuovere e coordinare la formazione in servizio dei docenti, indirizzare quella dei dirigenti, dei direttori amministrativi e di tutto il personale scolastico. è la vera novità introdotta da questo decreto che presenta un impianto imponente, una specie di Scuola Superiore della pubblica Istruzione, il cui unico risultato, dopo gli ultimi interventi del Parlamento, sembra legato unicamente all’incentivo triennale.
Tutto ciò accade secondo una logica che sfugge a tutte le persone di scuola, dal momento che la legge 107/2015 prevede che dentro il PTOF sia collocato il piano di formazione del personale elaborato sulla base del fabbisogno formativo rilevato anche attraverso gli esiti del RAV e inserito in una strategia di sviluppo di tutta la scuola. D’altra parte, la stessa legge 107/2015, attraverso la Carta del docente, intende valorizzare un altro versante della formazione in servizio che è quello che vede ciascun docente prendersi cura personalmente del proprio sviluppo professionale. In tal modo può avvalersi liberamente delle offerte formative e culturali diffuse, veicolate direttamente alle scuole o alle loro reti anche da parte di enti ed associazioni accreditati.
La formazione in servizio, secondo la letteratura più accreditata in questo settore, ha infatti un duplice scopo: uno riguarda i bisogni formativi di una specifica scuola che è tenuta a gestire strategicamente l’aggiornamento del proprio personale in una dimensione di ricerca e sperimentazione; l’altro, invece, riguarda le esigenze specifiche dei singoli docenti che, per diversi motivi, hanno bisogni ed esigenze diverse.
Non siamo in grado di fare previsioni sull’evoluzione dei provvedimenti già presi né di quelli che verranno presi perché, come è tipico dell’amministrazione, tutti i provvedimenti non nascono da un disegno conosciuto e trasparente dello sviluppo del nostro sistema scolastico che, man mano, assume la sua fisionomia definitiva. Infatti, più che continuare un lavoro già avviato anni prima - ci stiamo riferendo all’autonomia scolastica e alla legge 107/2022 - ogni volta che si cambia il ministro - 5 in questa ultima legislatura che non ha completato neanche il suo quinquennio - i ministri di turno portano avanti le loro idee nate in campagna elettorale o emerse per qualche ennesima emergenza.
Spesso estemporanee, tali idee vengono supportate da commissioni di intellettuali ed accademici che basano le loro conoscenze sui ricordi personali della scuola frequentata almeno mezzo secolo fa. A tutto ciò bisogna aggiungere che, legittimamente, intervengono “a gamba tesa”i sindacati della scuola con esiti imprevedibili.
Le scuole sono consapevoli di ciò e, dovendo aprire i portoni dei loro edifici e le porte delle aule, vanno per la loro strada, nonostante le turbolenze della politica e dei sindacati. è questa la forza della scuola: resistere ai cambiamenti esterni, adattarsi agli eventi inattesi, digerire riforme epocali e decreti ministeriali senza, tuttavia, far corrodere il proprio robusto corpo. Chi solleverà la scuola italiana? Sollevare non significa soltanto elevare da terra, ma anche sorreggere, liberare, risolvere alcuni problemi. Chi potrà mai farlo se non la stessa scuola? La forza della scuola sta nella capacità di realizzare miglioramenti ed innovazioni che non sono certamente quelli indotti dalle politiche ministeriali, ma quelli che hanno radici profonde nelle persone che, nonostante tutto e grazie a professionalità e dedizione incondizionata alla propria scuola, hanno il coraggio di andare avanti.
Ed è con questa certezza che presentiamo gli approfondimenti relativi alle questioni attuali e a quelle sempre presenti, anzi immanenti. Fra i primi citiamo il contributo di Federica Pilotti che avvia una riflessione ampia sui modi del valutare e dell’ autovalutare, ovvero sulla valutazione praticata nelle nostre scuole che, nonostante le norme, continua ad avere una valenza sanzionatoria mentre - come l’autrice avrà modo di sviluppare il discorso nei numeri successivi - dovrebbe avere una funzione formativa. è un ragionamento a tutto campo che mette il dito su un aspetto determinante per la funzione sociale del sistema scolastico e che non ha bisogno di riforme su scrutini ed esami, bensì di una “rivoluzione culturale” che spetta agli insegnanti, ma anche agli studenti e alle loro famiglie.
E di rivoluzione culturale ci parla Loredana De Simone che, fin dal suo primo anno da dirigente scolastica e per ben tre anni è riuscita a coinvolgere tutti i docenti dell’istituto comprensivo affidatole nel settembre 2019, nell’elaborazione del curricolo d’istituto. Ne è risultato un testo collettivo che, fatto oggetto costante di ricerca e sperimentazione, continuerà ad essere migliorato e, soprattutto, ad essere assunto come “Linee Guida” a cui ogni insegnante si ispira nella progettazione curriculare. Ed è di formidabile forza la lettera che una docente di scuola dell’infanzia scrive alla dirigente per raccontare la propria riconversione professionale: entusiasmo, passione, gratificazione trapelano da ogni riga.
Nella sezione dedicata alla scuola dei “maestri” riportiamo il contributo di un’esperienza di scuola dell’infanzia che lascerà traccia di “conoscenze durevoli” nei bambini che l’hanno vissuta. Infine, sempre in questo settore, riportiamo un interessante contributo del maestro Loto Montina che, da formatore e ricercatore, partecipa ad una ricerca riguardante un approccio metodologico efficace per l’insegnamento della letto-scrittura. Non si possono ignorare, infatti, i risultati di ricerche empiriche che stanno tracciando nuove frontiere per ciò che riguarda le teorie dell’apprendimento. Nei prossimi numeri l’autore ci darà conto di queste ricerche che debbono avere una ricaduta sulla didattica.
Per ciò che riguarda la scuola secondaria di primo e secondo grado, segnaliamo due contributi. Il primo riguarda quello di Vanna Monducci che affronta il tema della dispersione scolastica. L’estate 2022 ha visto arrivare, infatti, nelle scuole italiane una prima tranche di 500 milioni di euro dei 1,5 miliardi destinati a scuole secondarie di I e II grado, con l’obiettivo di attuare azioni di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica in attuazione della linea di investimento 1.4 del PNRR. I fondi serviranno a finanziare progetti in 3.198 scuole con studentesse e studenti nella fascia 12-18 anni, e sono stati assegnati sulla base di precisi indicatori relativi alla dispersione e al contesto socioeconomico.
Il secondo riguarda il consueto contributo di Andrea Porcarelli che ci invita a riflettere su “La missione educativa della scuola per gli adolescenti, ieri, oggi e domani”. Lo fa mettendoci di fronte a consapevolezze pedagogiche e rappresentazioni sociali del mondo giovanile e adolescenziale e ricordandoci che la scuola è direttamente interpellata per adeguare la propria offerta formativa all’evoluzione dei tempi e anche delle esigenze dei giovani, ma anche e soprattutto per rendere più acuta e attenta la propria azione educativa. L’adolescenza rappresenta un periodo di transizione durante il quale gli individui acquisiscono le competenze e i requisiti necessari per assumere le responsabilità di un adulto. Probabilmente in passato, sia pure con modalità diverse nelle diverse società e nei diversi periodi storici, era considerata soprattutto una fase preparatoria alla vita adulta, mentre oggi possiamo dire che è un consistente periodo di vita - sempre più lungo e dilatato - durante il quale compaiono numerosi fenomeni e accadono molti eventi che lasciano un segno indelebile nella rappresentazione di sé del soggetto. I docenti sono preparati per questo arduo compito? X