Scienza dell’Amministrazione Scolastica n.3/2022

“Dare un senso all’insegnamento dell’educazione civica”

 

Editoriale di Anna Armone

Direttore Esperta in Scienza dell’Amministrazione Scolastica

Le belle parole, le belle intenzioni, le belle norme non bastano a cambiare il comportamento sociale dei cittadini se non si innesta un processo di interiorizzazione delle regole sociali e normative. Da oltre trent’anni sono incentivati nella scuola percorsi sull’educazione alla legalità, ma non sembra che i cittadini di oggi, studenti di ieri, abbiano davvero assorbito l’insegnamento.

La legge 92/2019 si pone una serie di obiettivi che investono sia conoscenze generali che conoscenze relative alla regolazione interna della scuola che devono essere acquisite dagli alunni e studenti. Infatti, le Istituzioni scolastiche sono chiamate ad aggiornare i curricoli di istituto e l’attività di programmazione didattica nel primo e nel secondo ciclo di istruzione, al fine di sviluppare “la conoscenza e la comprensione delle strutture e dei profili sociali, economici, giuridici, civici e ambientali della società” (articolo 2, comma 1 della Legge), nonché ad individuare nella conoscenza e nell’attuazione consapevole dei regolamenti di Istituto, dello Statuto delle studentesse e degli studenti, nel Patto educativo di corresponsabilità, esteso ai percorsi di scuola primaria, un terreno di esercizio concreto per sviluppare “la capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare pienamente e consapevolmente alla vita civica, culturale e sociale della comunità” (articolo 1, comma 1 della Legge).

Si tratta di linee di indirizzo che devono portare ad un raccordo fra le discipline e le esperienze di cittadinanza attiva che devono concorrere a comporre il curricolo di educazione civica. Ogni disciplina è, di per sé, parte integrante della formazione civica e sociale di ciascun alunno.

La traccia fondamentale è costituita dalla cornice normativa che guida l’agire individuale e sociale. Finalità specifiche saranno:

intendere il diritto come espressione del patto sociale, indispensabile per costruire relazioni consapevoli tra i cittadini e tra questi ultimi e le istituzioni;

consentire l’acquisizione di una nozione più profonda ed estesa dei diritti di cittadinanza, a partire dalla consapevolezza della reciprocità fra soggetti dotati della stessa dignità;

aiutare a comprendere come la organizzazione della vita personale e sociale si fondi su un sistema di relazioni giuridiche;

sviluppare la consapevolezza che condizioni quali libertà, solidarietà, sicurezza non possono considerarsi come acquisite per sempre ma vanno perseguite, volute e, una volta conquistate, protette.

Un itinerario formativo di tal genere, come ha scritto Carmen Iuvone su un precedente numero della rivista, deve proporsi in primo luogo la valorizzazione della posizione/responsabilità della scuola, intesa come terreno privilegiato di cultura per qualsiasi attività educativa. Peraltro, il ruolo centrale della scuola appare ancor più evidente rispetto alla finalità di educare i giovani alla legalità, in considerazione del fatto che la scuola è normalmente la prima fondamentale istituzione, dopo la famiglia, con cui essi si confrontano e su cui misurano immediatamente l’attendibilità del rapporto tra le regole sociali e i comportamenti reali. Infatti, per i giovani le istituzioni si presentano con il volto della scuola.

Non intendo entrare nella programmazione didattica ed educativa che riconosco come competenza esclusiva dei docenti, ma mi chiedo come la scuola possa diventare testimone dei valori che intende trasmettere se i docenti, in particolare, non sono consapevoli dei nuovi valori che devono permeare la vita della comunità.

Nell’allegato A alle linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica, troviamo:

COSTITUZIONE, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà

La conoscenza, la riflessione sui significati, la pratica quotidiana del dettato costituzionale rappresentano il primo e fondamentale aspetto da trattare. Esso contiene e pervade tutte le altre tematiche, poiché le leggi ordinarie, i regolamenti, le disposizioni organizzative, i comportamenti quotidiani delle organizzazioni e delle persone devono sempre trovare coerenza con la Costituzione, che rappresenta il fondamento della convivenza e del patto sociale del nostro Paese. Collegati alla Costituzione sono i temi relativi alla conoscenza dell’ordinamento dello Stato, delle Regioni, degli Enti territoriali, delle Autonomie Locali e delle Organizzazioni internazionali e sovranazionali, prime tra tutte l’idea e lo sviluppo storico dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite. Anche i concetti di legalità, di rispetto delle leggi e delle regole comuni in tutti gli ambienti di convivenza (ad esempio il codice della strada, i regolamenti scolastici, dei circoli ricreativi, delle Associazioni...) rientrano in questo primo nucleo concettuale, così come la conoscenza dell’Inno e della Bandiera nazionale.

È un vasto programma di conoscenze che devono essere possedute e metabolizzate dai soggetti che devono trasmetterle per formare cittadini consapevoli e responsabili, capaci di partecipare alla vita democratica del Paese. La cittadinanza digitale è la massima espressione del concetto di partecipazione. Rodolfo Lewanski propone la sua visione: in una “scala della partecipazione” dove idealmente i gradini sono costituiti dai diversi livelli di influenza del cittadino. Dobbiamo pensare di muoverci dal primo gradino (purtroppo molto frequentato...), dove la partecipazione è intesa meramente come informazione, al quarto o al quinto gradino, dove incontriamo un’idea di condivisione del potere se non addirittura di affidamento diretto delle decisioni ai cittadini. In quest’ottica è importante focalizzare l’attenzione su quella che si chiama “democrazia deliberativa”. Deliberativa non nell’accezione corrente di “decisione/delibera comunale” ma di “deliberare” come sinonimo per soppesare le varie opzioni e implicazioni. La partecipazione del cittadino alla vita democratica è un principio che discende direttamente dal diritto di sovranità popolare e dal diritto di cittadinanza, riaffermato dalla normativa europea.

Alcune azioni dell’Unione, quali la “Carta europea dei diritti dell’uomo nella città “ (2000) e l’Agenda della conferenza di Fuerteventura, “Sviluppo della cittadinanza democratica e di una leadership responsabile a livello locale” (2002), sostengono la partecipazione diretta dei cittadini e la massima trasparenza nelle comunicazioni tra pubblica amministrazione e cittadini.

Sul piano interno, nelle Linee guida il richiamo alla collaborazione con gli enti territoriali risulta abbastanza generico e aleatorio, legato com’è alla dimensione socio-culturale dei luoghi. La partecipazione è un obiettivo politico che ovviamente soggiace alle ideologie e alle altre dinamiche della politica di governo locale. Basta leggere il richiamo al concetto di partecipazione nei vari statuti regionali. Non in tutti è presente.

Terminando con un richiamo agli attori principali, i docenti;occorre partire proprio da loro per far sì che non si rimanga al palo della trasmissione di contenuti teorici, affidati magari ad un competentissimo esperto esterno, ma si innesti un processo di testimonianza dei valori che si vogliono trasmettere.

Una circolare ministeriale dei tempi che furono affermava che la migliore lezione sulla legalità è costituita dalla valutazione equa e trasparente degli studenti.

Ed ora veniamo al contenuto di questo numero della rivista. Apriamo con “L’esperienza italiana nel Performance‐budgeting” di Renato Loiero, un importante approfondimento sull’utilizzo delle informazioni sui risultati e sulle performance che ha riflessi diretti sull’allocazione delle risorse. La spesa per l’istruzione assolve ad una funzione sociale che non può prescindere dall’analisi della performance. Lo studio della performance del Ministero dell’Istruzione nel corso del 2020, sulla base dei rapporti consolidati utilizzati dall’autore, dimostra lo sforzo dell’amministrazione di affinare l’individuazione di indicatori e puntare sempre di più sulla piena trasparenza della propria attività. Un’analisi, questa, di grande utilità per coloro che si stanno preparando ai prossimi concorsi per dirigente scolastico e direttore sga.

Vito Tenore conclude l’approfondita tematica dei limiti alla libertà di pensiero nell’uso dei social media da parte del personale scolastico e degli alunni, affrontando l’attualità del problema comunicativo dei social. L’analisi accuratissima esplora gli aspetti normativi e procedimentali dell’intervento della scuola sui comportamenti degli studenti violativi delle norme generali ma anche regolamentari. L’autore non tralascia i profili sociali del problema che vede la tecnologia davvero inarrestabile nel campo della comunicazione, anche visiva, e la necessità di un impegno sul piano politico-istituzionale ed educativo.

Francesco Nuzzaci tratta il caso concreto di una dirigente scolastica sottoposta a procedimento disciplinare durato più di sette mesi. L’autore mette in evidenza i lati oscuri di tale avvenimento, partendo all’affidamento dell’incarico ispettivo più volte integrato per la sopravvenienza di nuova documentazione. Secondo Nuzzaci siamo di fronte alla violazione dei canoni della correttezza e buona fede nella conduzione del procedimento datoriale, ma anche nella grave violazione del diritto di difesa. Davvero oggettivamente grave è la lungaggine del procedimento il cui avvio previsto dall’art. 55 bis del d.lgs. 165/2001 è fissato inderogabilmente entro 30 giorni decorrenti dal ricevimento della segnalazione, ovvero dal momento in cui abbia altrimenti avuto piena conoscenza dei fatti ritenuti di rilevanza disciplinare. Leggere per credere.

Giancarlo Sacchi con il suo articolo sui patti educativi territoriali apre ad una visione dell’integrazione territoriale davvero di ampio respiro. Non deve trattarsi più di alleanze temporanee e molecolarizzate, ma di un’integrazione reale che vede un’unica progettazione della vita di comunità. Per fare ciò occorre ripensare l’autonomia scolastica, più legata al territorio. È la scuola proiettata verso la formazione permanente, come “mediatrice tra i saperi e la cittadinanza e quindi profondamente inserita nel territorio, dove la sua presenza non è in base ai numeri, ma per la sua funzione legata alle persone nella comunità che la richiede, ed è per questo che deve essere autonoma nella sua gestione pur costituendo un’emanazione della Repubblica tutelata dalla Costituzione”.

Ivana Summa sviluppa uno dei suoi cavalli di battaglia “I sentieri dell’innovazione tra ricerca, sperimentazione, sviluppo”. Il tema non perde mai di attualità, anche perché porta a ripercorrere la storia della scuola sin dai decreti delegati, laddove per la prima volta si parlò di sperimentazione. L’autrice analizza le difficoltà realizzative dell’innovazione in una scuola inchiodata alle proprie routine e incapace di dare un senso al proprio agire organizzativo. Il pezzo si conclude con una domanda “Ma le scuole hanno consapevolezza della propria autonomia e delle possibilità di agire in ambienti il cui senso non si fonda sull’approccio burocratico ma su quello di una comunità che sa auto-organizzarsi, con le possibilità previste dalle norme?”.

Vanna Monducci fa il punto sugli ITS, partendo dalla la riforma che ridefinisce la governance degli ITS (facendoli diventare Istituti Tecnologici Superiori - ITS Academy). L’importanza di tale intervento viene rafforzata dalle risorse del PNRR che darà slancio a questo settore dell’istruzione ancora debole nel nostro Paese. Il segmento professionalizzante fa da volano in tutti i Paesi, come si evince dalla concisa illustrazione dell’autrice. Finalità di questo segmento formativo è sostenere lo sviluppo economico e la competitività del sistema produttivo del Paese, oltre che sostenere la diffusione della cultura scientifica e tecnologica.

Federica Marotta commenta l’esito di un appello davanti al Consiglio di Stato avente ad oggetto il P.E.I. parte dalla grande risonanza che ha avuto la notizia della bocciatura da parte del T.A.R. - Tribunale Amministrativo Regionale - del Lazio del Decreto Ministeriale numero 182 del 2020, con il quale il Ministero dell’Istruzione aveva dato il via al nuovo Piano Educativo Individualizzato, il P.E.I. Vista l’importanza della decisione, anche nella rubrica curata dall’autrice si era trattata la tematica andando ad analizzare le motivazioni espresse in sentenza dal Tribunale amministrativo adito. Ad oggi, però, a seguito dell’appello proposto dal Ministero dell’Istruzione, è stato chiamato ad esprimersi il Consiglio di Stato, il quale ha ritenuto che la situazione dovesse essere letta in una chiave diversa, decidendo, così, di ribaltare la decisione dell’adito T.A.R. del Lazio e riabilitando il cd. nuovo P.E.I.

Giuliana Costantini fa la recensione di tre libri molto particolari. Il primo libro, di Emanuele Stolfi, “Come si racconta un’epidemia. Tucidide e altre storie”, è un viaggio nelle epidemie che hanno segnato la storia, traendone insegnamenti fin dall’antichità. Il secondo libro, di Jesus Carrasco, “Portami a casa”, è la tenerissima storia del rapporto tra un’anziana madre malata di Alzheimer e il figlio che si vede costretto a tornare a casa per assisterla. E i ruoli si invertono. La madre ritorna bambina esprimendo desideri mai espressi ad un figlio che diventa genitore. Il terzo libro, di Connie Guzzo-McParland, “Le donne di Saturno” racconta la storia di tre donne italo-canadesi, tra la Montreal contemporanea e la Calabria degli anni Cinquanta. Cathy, Lucia e Angie sono perseguitate dai ricordi di misteriose vicende accadute in un lontano passato, nel paesino calabrese da cui provengono. La storia è un percorso a ritroso ma riportato al presente e sarà solo dopo l’ ultimo viaggio di ritorno di Cathy che i fili, tanto della coscienza quanto del racconto, riusciranno a riannodarsi, trovando un finale capace di dare senso alle lacerazioni della diaspora.

Chiudiamo con la rassegna cinematografica di Vincenzo Palermo affidandoci alle sue parole. “Girl picture”, film di Alli Haapasalo, recensito in anteprima dal nostro critico, consigliato perché è un ritratto sincero e appassionato di tre adolescenti alle prese con le prime cotte e l’esplorazione della propria sessualità, senza cadute nella retorica del conformismo morale. “Top Gun: Maverick”, di Joseph Kosinski, da vedere perché è un roboante e sentito sequel del film del 1986, capace di riaggiornare la mitologia americana fatta di voli radenti e acrobazie aeree, a uso e consumo delle nuove generazioni. Ghostbusters - Legacy di Jason Reitman. Il film fa rivivere le avventure degli acchiappafantasmi in una veste che fonde insieme la dimensione nostalgica del recupero e la scoperta di nuove piste narrative su cui rifondare un nuovo immaginario. X

La Casa Editrice Euroedizioni Torino S.r.l. è una società che si occupa prevalentemente di problemi organizzativi e gestionali delle scuole di ogni ordine e grado, sia sotto l'aspetto pedagogico-didattico che sotto quello amministrativo-contabile; a tal fine fornisce informazioni, consulenza, riferimenti interpretativi, formazione anche on line, supporti operativi, edizione di testi per la gestione delle istituzioni scolastiche, manuali per la preparazione ai concorsi del personale scolastico. 

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