Quale scuola per un mondo che cambia così rapidamente?
Editoriale a cura di Vittorio Venuti
Il futuro è oggi, nelle prospettive che algoritmi e tecnologie intelligenti, in continua evoluzione, vanno disegnando e che si insinuano con sempre maggiore insistenza nelle nostre vite. Telefonini sempre più tecnologicamente avanzati, tablet, computer sono diventati appendici, resi irrinunciabili, del vivere quotidiano a tutti i livelli: ludico, conoscitivo, gestionale. Mediamente, gli alunni maneggiano tali strumenti con più perizia degli insegnanti, perché non ne hanno “timore” ed esercitano più disinvoltamente l’intuizione. Nell’oceano internet è facile perdersi, correre dei rischi e, a volte, anche annegare. L’intelligenza artificiale si è raffinata al punto di “pensare” al posto tuo. Le dai l’imbeccata, ossia i termini della richiesta che ti interessa ed ecco che, in men che non si dica, ti scodella tutto ciò che ritiene aderenti alla tua richiesta. E non si tratta solo dei compiti che lo studente può proporle di fare, ma anche delle falsificazioni che può mettere insieme, dei fotomontaggi, della clonazione di voci, degli imbrogli che può consentire di architettare. Un mondo di cose, insomma, che in mani e teste sbagliate possono favorire indifferentemente la produzione di eventi straordinari come anche di eventi delinquenziali. In ogni caso, assistiamo ad un condizionamento delle vite inimmaginabile per il livello che ha raggiunto. La frase “se smarrisco il cellulare sono perduto, non so come farei” è ricorrente e condivisa dai più.
L’intelligenza artificiale è entrata nelle scuole, apportando significativi contributi alla didattica, all’apprendimento come all’insegnamento, consentendo a studenti e docenti di pervenire ad approfondimenti della materia davvero pregevoli e non possibili altrimenti. Allo stesso tempo, però, sta incidendo negativamente tra quanti la vedono come una scorciatoia per produrre materiali senza una vera cognizione, oppure per operare altre forme di disonestà e di bullismo. Uno straordinario strumento, questo dell’intelligenza artificiale, che si deve imparare bene ad utilizzare, perché non prenda il sopravvento e rientri tra le possibilità espansive che si ha a disposizione.
In tutto questo, la scuola cosa fa o dovrebbe fare? Come si prospetta la scuola per un futuro che è già oggi? Un argomento sul quale siamo già in ritardo e che conviene affrontare subito in tutte le scuole. Anzitutto, non si può pensare di rigettare ciò che il progresso tecnologico propone, ma, per contro, ci è d’obbligo valutarne gli aspetti positivi e farli rientrare in una modalità saggia di utilizzarli, a supporto della crescita culturale e personale di ognuno, studente o insegnante che sia. Non, quindi, una scuola che resti ancorata al passato (che non potrebbe mai tornare nella forma trascorsa), ma attuale, con i bambini e i ragazzi di ora, che non sono quelli di una volta e che sono già diversi dalla generazione appena precedente. Ce lo insegna l’epigenetica, che spiega come l’età e l’esposizione a fattori ambientali, tra cui agenti fisici e chimici, dieta, attività fisica, possono modificare l’espressione dei geni pur senza modificare la sequenza del DNA. Per rendersene conto basta osservare il comportamento dei bambini, già all’età di due o tre anni così pronti ad impossessarsi del telefonino e pigiare sui tasti alla ricerca di un “cartone”, oppure anche ascoltarli parlare e vederli muoversi.
Come dovrà configurarsi la scuola? Attenta all’umano che è in ciascuno, dovrà configurarsi sempre più immersiva, coinvolgente, interattiva, flessibile e inclusiva. E dovrà favorire il più possibile la capacità introspettiva, il pensiero critico, la solidarietà, la consapevolezza e la percezione di sé e degli altri. Parallelamente dovrà tener conto dei genitori e attivare per loro momenti di formazione, perché imparino il linguaggio della scuola e sappiano agire veramente come mediatori tra i figli e gli insegnanti. E poi, ancora, considerare veramente la lezione dei grandi pedagogisti, psicologi e medici illuminati che abbiamo avuto la fortuna di avere e di cui ci si ricorda solo nell’anniversario della nascita e della morte, o per citarli in forma di aforismi.
Gli articoli di questo numero:
Rocco Callà introduce a “La disciplina del whistleblowing: le prime sanzioni anche per i dirigenti delle istituzioni scolastiche”, traendo spunto dalla delibera n. 587 del 16 dicembre 2024, adottata dall’ANAC,per sanzionare un dirigente scolastico per comportamento ritorsivo tenuto nei confronti di un dipendente dello stesso Istituto (direttore SGA) che aveva segnalato irregolarità. L’istituto del whistleblowing, la cui disciplina - contenuta nel D.lgs. 10 marzo 2023, n. 24 - è finalizzata a garantire i dipendenti che decidano di segnalare illeciti di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito del proprio contesto lavorativo. Il contributo espone chiaramente quali siano gli ambiti ai quali si debbano riferire gli illeciti, le modalità e i canali per la loro segnalazione e i canali per effettuarla.
Vittorio Trifoglio focalizza “La riduzione oraria delle lezioni per motivi di trasporto”, questione che si riflette, con buona evidenza, nell’organizzazione di ogni istituzione educativa quando fattori esterni, quale l’organizzazione dei trasporti pubblici, influenza l’accesso degli studenti a scuola, per cui si può rendere necessario intervenire riducendo l’orario delle lezioni per sanare l’incompatibilità tra gli orari di ingresso e uscita delle scuole e quelli dei trasporti pubblici. Si tratta, comunque, di una problematica che richiede una gestione attenta e rispettosa della normativa vigente, che preservi il diritto allo studio senza compromettere la qualità dell’offerta formativa. Nel contributo si definisce chiaramente il quadro normativo di riferimento e si prospettano esempi pratici finalizzati al rispetto del monte ore annuale. Si fornisce anche uno schema di “Provvedimento riduzione oraria causa pendolarismo”.
Filippo Sturaro riprende un argomento che non cessa mai di suscitare interesse e promuovere dibattiti: “La valutazione periodica e finale nella scuola primaria e nella scuola secondaria di primo grado”. L’occasione è data dalla legge 1° ottobre 2024 n. 150, nella quale il legislatore interviene sulle norme in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati. Le novità vengono riprese e commentate avendo sullo sfondo anche la dichiarazione del Ministro Valditara, che delinea le traiettorie dell’intervento normativo sotto il profilo della trasparenza e della chiarezza comunicativa.
Antonietta Di Martino propone “Piano integrato per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”. Si tratta di un nuovo strumento per promuovere azioni e programmi utili al contrasto del fenomeno infortunistico e delle malattie professionali, operativo dal primo gennaio al 31 dicembre 2025, e che potrà essere oggetto di revisione/aggiornamento in caso di sopravvenute esigenze. Obiettivi del Piano: sensibilizzazione e formazione di giovani e lavoratori; sostegno alle imprese; rafforzamento delle tutele in ambito lavorativo; attuazione di controlli mirati e coordinati. Un Piano molto interessante, ben delineato, con una attenzione particolare anche verso i giovani con iniziative che vedono nella scuola il contesto privilegiato di realizzazione.
Giacomo Mondelli si richiama ai cambiamenti che ci provengono da una società in continua modificazione: “Dalla società che cambia ci giunge la richiesta di un ‘insegnante counselor’”. Il contributo vuole aprire un principio di riflessione su alcuni aspetti del processo di cambiamento che stanno interessando gli insegnanti per e nel rispondere alle sfide della società contemporanea. In linea con tali direzioni di cambiamento, appare opportuno proporre una visione dell’insegnante che sembra sia particolarmente idonea a rappresentare emblematicamente il necessario e non più differibile percorso di riqualificazione della professione docente: l’insegnante counselor. Alla base delle riflessioni che vengono proposte si pone Car Rogers, uno dei padri fondatori del counseling.
Bruno Lorenzo Castrovinci si concentra su “Il Dirigente Scolastico: pilastro di una scuola inclusiva e funzionale”, nel quale evidenzia l’immagine di un dirigente scolastico che non è solo un manager che amministra risorse umane e materiali, ma un leader educativo, capace di costruire una cultura partecipativa e accogliente. Questo ruolo richiede una combinazione di visione strategica e attenzione alle relazioni umane, elementi che permettono di creare un ambiente positivo, motivante e funzionale. La gestione della classe si conferma essere una dimensione cruciale della leadership educativa. A questo proposito, vengono rappresentati i modelli internazionali per una gestione della classe efficace.
Pietro Netti tratta delle “Elezioni RSU 2025: aspetti organizzativi e ruolo strategico del dirigente scolastico”. Il contributo, dopo avere rimarcato l’importanza della rappresentanza sindacale unitaria all’interno delle pubbliche amministrazioni, espone nei dettagli il processo elettorale per il 2025, che sarà formalmente avviato il 27 gennaio 2025. Dal 28 gennaio 2025 le amministrazioni scolastiche sono tenute a mettere a disposizione l’elenco generale degli elettori per le organizzazioni sindacali che richiedono tali dati. È importante sottolineare che gli elettori includono tutti i lavoratori con un rapporto di lavoro a tempo indeterminato o determinato attivo al momento dell’apertura della procedura elettorale.
Michela Lella interviene con “Nessuno tocchi l’algoritmo”, avviando la riflessione su come l’Intelligenza Artificiale viene già utilizzata in ambito lavorativo (è il caso di Amazon) per spiare il comportamento, ovvero il ritmo di lavoro, dei dipendenti, classificandone il rendimento rispetto alle attese. Andiamo verso un futuro in cui la tecnologia sarà sempre più adottata per alleggerire il lavoro degli umani ma, al tempo stesso, decretandone anche la superfluità. Come può porsi la scuola in merito alla minaccia di essere giudicati da un algoritmo? Certamente a non ignorare il problema e a perseverare la propria natura di creatura pensante e senziente. Urge rivedere l’idea di scuola e comprendere il valore effettivo da attribuire all’introduzione dell’intelligenza artificiale in ambito formativo e agli effetti benefici che ne potrebbero scaturire.
Anna Armone con il suo articolo “Tutela penale e violazione della privacy attraverso la diffuzione di riprese e registrazioni fraudolente” ricorda che diffondere riprese o registrazioni fraudolente senza consenso, soprattutto in ambito scolastico, costituisce reato ai sensi dell’art. 617-septies c.p. Questo comportamento può ledere la reputazione e l’immagine della persona coinvolta, aggravandosi se compiuto con intento denigratorio. È fondamentale un’educazione alla privacy per sensibilizzare gli studenti sulle conseguenze legali e sociali di tali azioni.
Mauro Di Mauro per La Scuola in Europa, nel suo intervento: “La Svezia e i suoi ambienti di apprendimento scolastici” sofferma la sua attenzione sul sistema educativo svedese. Tra educazione e cultura sociale quali i modi della relazione allievo-scuola-insegnante tra i paesi comunitari in Europa?
Vittorio Venuti, per la rubrica di Psicologia, incentra la propria riflessione su “L’apprendimento tra volontà e desiderio”, evidenziando il ruolo che la volontà ha nei processi di apprendimento, e come venga enfatizzata dai docenti in tal senso, affermando l’atto volontario come fondamento dell’educazione e come esito dell’incidenza ambientale sulla natura neurobiologica della persona. Il discorso è un po’ più complesso e merita di tenerne conto: la volontà e il comportamento dipendono dai geni, ovvero dal complesso neurobiologico del cervello, dagli ormoni, dagli organi di senso, dallo sviluppo prenatale, dall’esperienza, dallo sviluppo fisico e culturale, quindi dall’ambiente. Occorre, inoltre, considerare anche il ruolo delle potenzialità, della motivazione, della consapevolezza di sé e della percezione di sé.
Stefano Callà nel suo pezzo “Assistenza alunni disabili: quando è compito degli ATA e quando è del Comune” riprende l’annosa questione della ripartizione della competenza tra scuola e ente locale alla luce anche dei chiarimenti di recente forniti dall’ARAN in occasione del rinnovo del contratto collettivo di lavoro del personale scolastico.
Valentino Donà, per Sportello Assicurativo, propone “Alunno disabile ferisce il docente: profili assicurativi”. L’episodio riguarda un docente di sostegno ferito da un alunno con sindrome autistica a lui affidato. Dopo l’incidente, l’insegnante decide di ricorrere alle vie legali per ottenere il risarcimento del danno differenziale, chiamando in causa sia il Dirigente scolastico sia il Ministero dell’Istruzione. Con il termine “danno differenziale” si intende la differenza tra le spese effettivamente sostenute dal lavoratore infortunato e l’indennizzo riconosciuto dall’INAIL. Per arginare il rischio di comportamenti imprevedibili messi in atto dagli allievi, si prospetta la necessità di stipulare una polizza integrativa. X