Le nuove Indicazioni Nazionali. Perché?

Editoriale a cura di Vittorio Venuti

Per entrare nel merito di questo periodo e delle novità che si stanno riversando sul sistema scolastico, sarei tentato di cavarmela affermando: “Niente di nuovo sul fronte occidentale”, prendendo in prestito il titolo del bellissimo romanzo di Erich Maria Remarque, nel quale si narra la storia del giovane Paul Baumer, che, per potersi arruolare con i suoi amici, mente riguardo la sua età, e dovrà fare subito i conti con la tragica realtà della guerra.

Niente di nuovo? Da troppo tempo, ormai, viviamo con la guerra, che si è scatenata su più fronti, a poche migliaia di chilometri di distanza verso Est e verso Sudest, con focolai belligeranti qua e là, e quindi, sì, di novità ce ne sono, sconvolgenti e tragiche: la guerra impera e si stanno consumando veri e propri genocidi, massacrando bambini, donne, anziani, cancellando intere generazioni, per strappare pezzi di “terre rare” o per l’impossibilità di vivere in pace per atavica inimicizia

In effetti, sì, di novità ce ne sono, ma c’è una così malevole, sfacciata prepotenza e puerile cocciutaggine nel condurre i conflitti a suon di bombe, missili, mitraglie, droni e carri armati, che c’è da rimanere irrimediabilmente scioccati, sconcertati e basiti per quanto sta succedendo, per la carognaggine che si è scatenata e che rischia di suscitare un tifo da stadio, tanta e tale è l’incongruenza e l’inconsistenza delle nazioni - UE in testa -, in gara tra loro a chi foraggia questo o quello con prestiti di centinaia di miliardi per l’acquisto di armi per la difesa o per l’attacco. Lecito pensare che, se questi soldi fossero stati destinati ad aiutare le popolazioni più povere del pianeta, quelle in difficoltà, che cercano di sopravvivere nella miseria più disperante, senza risorse alimentari e con scarsa o nulla assistenza sanitaria, avremmo già risolto tutti i problemi più significativi di questa martoriata Terra e acceso la speranza di un futuro migliore. Niente di nuovo, perciò, perché le guerre continuano ad inquinare il pianeta e i potenti continuano a giocare sulla pelle degli altri. 

Il “niente di nuovo” vuole anche riferirsi alla situazione attuale della scuola, adesso ampiamente investita da una riforma che si è appalesata più approfonditamente con la pubblicazione del testo delle “Nuove indicazioni per la scuola dell’infanzia e primo ciclo di istruzione 2025” quale “materiali per il pubblico dibattito” liberando il campo da dubbi circa le linee di intervento e la loro direzione. La pubblicazione del corposo documento - redatto da apposita Commissione presieduta dalla Prof.ssa Loredana Perla, Professore ordinario di Didattica e Pedagogia Speciale dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” - è finalizzata, si legge, ad avviare la fase di consultazione che la stessa Commissione effettuerà, mediante incontri, con le associazioni professionali e disciplinari, con le associazioni dei genitori e degli studenti e con le organizzazioni sindacali della scuola, per procedere, poi, all’avvio dell’iter formale di adozione delle Nuove Indicazioni nazionali che andranno a sostituire dall’anno scolastico 2026/2027 quelle adottate nel novembre 2012.

Perché, quindi, “niente di nuovo”, pur trovandoci, per contro, davanti ad una grossa novità? Perché siamo ormai abituati alle riforme, ma anche alle controriforme, che si succedono ad ogni cambio di Governo ed hanno vita breve, ma con effetti non certo positivi per il sistema d’istruzione in sé e per l’espressione delle professionalità che vi operano.

Non intendo entrare, adesso, nel merito del documento, che richiede una riflessione seria ed attenta, ma non si possono non cogliere i segnali di disappunto che si sono sollevati già alla sintetica anticipazione dei contenuti riportata dai media, e confermate alla pubblicazione dell’intero testo, per le arditezze di un documento ritenuto sostanzialmente incongruo e, per molti aspetti, da rigettare. Si dirà che questa è, di solito, la reazione di rifiuto che accoglie ogni proposta non concordata di cambiamento. Kurt Lewin sintetizza in tre semplici fasi il travaglio che il cambiamento provoca: scongelamento, cambiamento e congelamento. Nel caso specifico, si tratta dello sradicamento di un impianto, che ha segnato profondamente il sistema di istruzione, per dismetterne acriticamente i paradigmi fondamentali per la gestione delle attività didattiche, di cui si sono ampiamente apprezzati i vantaggi e la coerenza con le mutate esigenze della società e degli stessi studenti.

Il discorso, però, sappiamo che è altro e si attorciglia attorno ad un semplice “perché?” dalle molte sfaccettature. Perché questa spinta forzata a cambiare tutto, sapendo che la mutata interpretazione delle Indicazioni Nazionali incide su tutto l’impianto scolastico? Sulla base di quale studio, tutto ciò?

Gli articoli di questo numero:

Pietro Netti espone un approfondito commento a “Il nuovo sistema nazionale di valutazione dei dirigenti scolastici (D.M. 21.02.2025 n. 28)”. Nato dalla necessità di allinearsi alle direttive della funzione pubblica, che vietano l'erogazione di compensi per il risultato ai dirigenti pubblici in assenza di un sistema adeguato per la misurazione delle performance, il nuovo sistema vuole rappresentare un passo avanti significativo verso una valutazione più strutturata, sistematica e uniforme a livello nazionale, rispondendo ai requisiti stabiliti dall’articolo 13 del decreto-legge 31 maggio 2024, n. 71. Una delle peculiarità più significative di questo sistema è l'inclusione degli obiettivi regionali, che si integrano con quelli nazionali, garantendo così che le specificità territoriali siano adeguatamente considerate nel processo di valutazione.

Filippo Cancellieri tratta del “Giudizi sintetici nella primaria: le nuove regole per la valutazione sommativa degli apprendimenti”, come previsto dal decreto n. 3 del 9 gennaio 2025 n.150, applicativo della Legge n. 150 del 2024, che smantella il dispositivo introdotto nel 2020, basato sulla enucleazione degli obiettivi di apprendimento, il cui grado di conseguimento,- accompagnato da una descrizione più o meno articolata - veniva indicato con una scala a quattro livelli: Avanzato, intermedio, base, in via di prima acquisizione. Il nuovo impianto è strutturato su una scala a sei livelli (Ottimo, distinto, buono, discreto, sufficiente, non sufficiente) da riferire all’intera disciplina. Ricadute di questa sostituzione, che interviene in corso d’anno, costringerà i docenti a riformulare i criteri di valutazione del PTOF.

Michela Lella propone l’interrogativo “L’educazione è un dovere sociale?”, problematica sulla quale la scuola deve meditare e porla tra gli ambiti educativi e formativi che le competono, stante i segnali di sbandamento che si registrano, in particolare, tra gli adolescenti. Sullo sfondo si pone l’esortazione di Durkheim a considerare l’educazione come strumento che orienti non solo durante l’infanzia ma per tutta la vita, una educazione perpetua necessaria a creare solidarietà sociale. L’educazione ha, infatti, il potere di plasmare l’individuo trasformando la sua soggettività individuale in mente sociale, il che reclama l’intervento della scuola quale privilegiato luogo educativo.

Antonietta Di Martino tratta del “Lavoro sano e sicuro nell’era digitale”, specificamente soffermandosi sulla campagna di sensibilizzazione dell’EU-OSHA - Agenzia d'informazione dell'Unione Europea nel campo della sicurezza e della salute sul lavoro -, che ha recentemente definito i termini della “Campagna 2023-2025: salute e sicurezza sul lavoro nell’era digitale”, orientata dalla convinzione che la tecnologia digitale, per la sua pervasività e la sua capacità di produrre trasformazioni nella vita di tutte le persone, abbia assunto un ruolo centrale nell’attuale società dell’informazione, organizzata attorno alla conoscenza che si produce e alle opportunità di sviluppo che nascono: cittadinanza digitale, inclusione digitale, competenza digitale.

Bruno Lorenzo Castrovinci si sofferma su una mancanza strutturale del sistema scolastico italiano, “L’assenza di una visione d’insieme nel sistema scolastico”, una lacuna che si è resa ancor più evidente dopo l’introduzione dell’autonomia scolastica, un’innovazione che, sebbene abbia arricchito le offerte formative e incentivato l’innovazione in molte scuole, ha anche portato con sé una frammentazione significativa, che ha minato la coerenza del sistema educativo nazionale, creando disomogeneità sia nella progettazione dei curricoli che nella loro attuazione. Da qui la riflessione che porta alle proposte per un sistema scolastico più efficace.

Anna Armone focalizza l’attenzione sui “Profili di responsabilità e obbligo di vigilanza sugli alunni durante i viaggi d’istruzione”, richiamando la normativa di merito e le disposizioni che regolano le visite guidate e i viaggi d’istruzione già dalla fase programmatoria, che rappresenta un momento di particolare impegno dei docenti e degli organi collegiali, che deve basarsi su progetti articolati e coerenti, che consentono, per ciò stesso, di qualificare tali iniziative come vere e proprie attività complementari della scuola e non come semplici occasioni di evasione.

Vittorio Venuti porta all’attenzione “Le competenze sociali fondamentali perché accada l’apprendimento”. La scuola è chiamata ad impegnarsi profondamente perché ciascun bambino pervenga alla consapevolezza di sé, necessaria per realizzare con successo le aspettative di ruolo che i bambini sono tenuti ad assumere nei diversi sistemi sociali in cui si inseriscono (famiglia, scuola, gruppi). La consapevolezza di sé comporta che ci si riconosca come persona agente (Sé-soggetto), promotore di azioni in prima persona nello spazio e nel tempo, comunque distinta dalle altre persone ma in relazione con esse; ed anche come Sé-oggetto, che implica il riconoscimento di caratteristiche quali le abilità, i limiti e i difetti della persona, tali da distinguerla da tutte le altre.

Stefano Callà, avverte che “Il contenuto di un messaggio whatsapp non può essere utilizzato a fini disciplinari”, come si evince dalla sentenza del 28 febbraio 2025, n. 5334 della Corte di Cassazione chiamata a pronunciarsi in merito al licenziamento per giusta causa disposto dalla Corte di Appello a carico di una dipendente per aver postato su un gruppo Whatsapp, riservato ai colleghi della medesima unità produttiva a cui ella era addetta, un video con il quale venivano messe «in evidenza (denigrandole) le fattezze fisiche» di una cliente, video che un partecipante alla chat aveva poi divulgato. Per la Corte di Cassazione i messaggi scambiati in una «chat» privata, seppure contenenti commenti offensivi, non costituiscono giusta causa di recesso poiché, essendo diretti unicamente agli iscritti ad un determinato gruppo e non ad una moltitudine indistinta di persone, vanno considerati come la corrispondenza privata, chiusa e inviolabile.

Antonio Di Lello, per La scuola nella giurisprudenza, sotto il titolo “Ammissione alla classe successiva di alunna in situazione di disabilità” espone la sentenza (n.146 del 3 ottobre 2023), del TAR di Trento, che accoglie il ricorso proposto dai genitori di un’alunna frequentante un Istituto comprensivo contro l'ammissione alla classe successiva decretata dal consiglio di classe. La richiesta dei genitori era sostenuta dalla necessità di iscrivere la propria figlia ad un percorso di studi diverso più congeniale alle condizioni di salute, precisando che la promozione avrebbe costituito un ostacolo.

Vincenzo Casella, per lo Sportello Assicurativo, propone il caso in cui la Compagnia Assicuratrice riceve dalla famiglia di un alunno la richiesta di “Risarcimento per lo Smartphone danneggiato dal compagno di classe”. Su chi potrebbe ricadere la responsabilità, tra scuola, insegnanti e alunni per un eventuale risarcimento?

La Casa Editrice Euroedizioni Torino S.r.l. è una società che si occupa prevalentemente di problemi organizzativi e gestionali delle scuole di ogni ordine e grado, sia sotto l'aspetto pedagogico-didattico che sotto quello amministrativo-contabile; a tal fine fornisce informazioni, consulenza, riferimenti interpretativi, formazione anche on line, supporti operativi, edizione di testi per la gestione delle istituzioni scolastiche, manuali per la preparazione ai concorsi del personale scolastico. 

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